Comunicati

 

L'organizzatore del concorso, l'UER, continua a premiare ipocritamente i decenni di apartheid e occupazione di Israele permettendole di partecipare

La Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) e il Sindacato dei giornalisti palestinesi chiedono all'Unione europea di radiodiffusione (UER) di escludere Israele dall'Eurovision Song Contest - il più grande evento musicale dal vivo del mondo - o di affrontare un boicottaggio diffuso.

Israele, considerato uno Stato di apartheid dalle principali organizzazioni per i diritti umani di tutto il mondo, è accusato dal Sudafrica, sostenuto da decine di Stati, di genocidio contro i palestinesi di Gaza presso la Corte internazionale di giustizia.

Un alto funzionario delle Nazioni Unite per i diritti umani e un importante studioso israeliano dell'Olocausto e del genocidio hanno descritto la guerra di Israele contro i 2,3 milioni di palestinesi nella Gaza occupata e assediata come "un caso da manuale di genocidio". Anche decine di esperti delle Nazioni Unite e centinaia di studiosi di diritto internazionale hanno messo in guardia da "un genocidio in atto".

Ben prima del genocidio in corso da parte di Israele, il PACBI, membro fondatore del Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC), la più grande coalizione della società palestinese che guida il movimento BDS globale, ha chiesto di sospendere la partecipazione di Israele a Eurovision.

Il documento afferma che "sanzionando la Russia per l'invasione dell'Ucraina, avvenuta pochi giorni prima, e proteggendo l'Israele dell'apartheid dal dover rendere conto delle proprie azioni, nonostante il pluridecennale regime di oppressione contro i palestinesi, gli organizzatori dell'Eurovision e l'UER mostrano un disprezzo del tutto ipocrita, razzista e coloniale per la vita dei palestinesi".

Se l'UER non riuscirà ad eliminare l'apartheid israeliana dall'Eurovision, i palestinesi e i milioni di persone che sostengono la loro lotta di liberazione faranno una campagna per il boicottaggio di Eurovision.

Ora più che mai è urgente che Israele sia chiamato a rispondere per il  genocidio e l’apartheid di cui è responsabile. Fornire una copertura culturale al massacro di massa da parte di Israele di decine di migliaia di palestinesi, di cui quasi la metà sono bambini, equivarrebbe a consentire e coprire crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Sarebbe un'ironia della storia, soprattutto se si considera il passato oscuro dell'Europa, fatto di secoli di colonialismo brutale, schiavitù e numerosi genocidi.

Secondo i media israeliani, "l'account ufficiale Instagram del concorso pre-Eurovision della Finlandia ha lasciato intendere che il Paese potrebbe non partecipare al concorso che si terrà a maggio in Svezia, a causa della "situazione in Medio Oriente"", il che viene interpretato come un'allusione a un possibile "boicottaggio dovuto alla partecipazione di Israele". Anche le emittenti islandesi e slovene hanno espresso preoccupazione per la partecipazione di Israele.

Plaudiamo all'Associazione islandese dei compositori e dei parolieri, a più di 1.400 artisti finlandesi, alle associazioni ufficiali dei fan, a diversi finalisti e concorrenti attuali e precedenti dell'Eurovision e al Partito della Sinistra svedese, che hanno già chiesto che l'Israele dell'apartheid sia bandito dal concorso, proprio come la Russia. Ci uniamo ai loro appelli.

L'emittente statale israeliana Kan ha recentemente pubblicato un video agghiacciante e genocida di bambini israeliani che cantano: "Li annienteremo tutti [i palestinesi di Gaza]". Questo fatto da solo avrebbe dovuto giustificare l'espulsione di Kan dall'Eurovisione.

Ubriachi di impunità, i funzionari israeliani hanno persino tentato di intimidire pubblicamente la BBC affinché mettesse da parte il concorrente britannico, che aveva precedentemente firmato una lettera aperta in cui criticava il genocidio di Israele a Gaza e il cinico pinkwashing del suo regime di apartheid.

La lettera firmata dal concorrente britannico recitava, in parte: "noi, come persone LGBTQIA+, non possiamo permettere che altri strumentalizzino le nostre lotte per la libertà sulla base della sessualità e dell'identità di genere per giustificare l'occupazione sistemica e il genocidio di un popolo".

La campagna BDS, durata un anno, per il boicottaggio di Eurovision 2019 ospitata da Israele nella Tel Aviv dell'apartheid, ha negato a Israele la sua operazione di ripulitura propagandistica. Oltre 100 organizzazioni LGBTQ+, centinaia di artisti di spicco e milioni di persone in tutta Europa hanno sostenuto il boicottaggio.

L'ampia copertura dei media mainstream ha poi dato risalto al BDS, etichettando il concorso come "l'Eurovision più politica" di sempre. Solo una parte dei visitatori attesi si è presentata. La parola più twittata insieme all'hashtag ufficiale dell'Eurovision, oltre a "Israele", è stata "apartheid".

Il PACBI invita tutti coloro che rifiutano il genocidio e l'apartheid a unirsi e a fare pressione sull'UER affinché escluda Israele da Eurovision, e a boicottare la manifestazione se questo non si verificasse.

Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC)

Traduzione di BDS Italia

Comunicato stampa

Quattordici compagnie di danza e gruppi artistici palestinesi hanno scritto ai festival Danza Urbana di Bologna (7-11 settembre) e Ammutinamenti (9-18 settembre) di Ravenna per chiedere che i finanziamenti del governo israeliano vengano rifiutati.

Nella lettera [qui sotto] hanno evidenziato come Israele usi l’arte per mascherare “decine di anni di apartheid, occupazione militare e oppressione di milioni di palestinesi”, inclusi attacchi sulla cultura palestinese.

“Proprio negli ultimi due anni, i nostri centri culturali sono stati rasi al suolo dalle bombe israeliane, perquisiti dai soldati israeliani e chiusi. I nostri artisti sono stati uccisi dai soldati israeliani, detenuti senza accusa, trattenuti ai posti di blocco militari israeliani ed è stato negato loro il diritto di viaggiare”, hanno scritto.

Le organizzazioni artistiche palestinesi hanno ribadito l’appello della stragrande maggioranza della società civile palestinese a “intraprendere, come minimo, una semplice azione moralmente coerente: rifiutare la complicità con l'apartheid israeliana non accettando i finanziamenti del governo israeliano."

Hanno ricordato le migliaia di artisti in tutto il mondo che hanno accolto l’appello, “riconoscendo e rispettando quella che noi, come società civile palestinese, abbiamo deciso di essere la forma più efficace di solidarietà.”

Hanno inoltre ricordato che nel 2009, il Festival internazionale del cinema di Edimburgo aveva restituito fondi del governo israeliano in seguito a tante proteste. Il noto regista Ken Loach aveva detto: “Sono sicuro che molti registi saranno inorriditi quanto me nell'apprendere che il Festival internazionale del cinema di Edimburgo accetta denaro da Israele. I massacri e il terrorismo di stato a Gaza rendono questi soldi inaccettabili.”

I gruppi artistici palestinesi hanno ricordato che da allora Israele ha ripetutamente bombardato Gaza: “Siamo ancora in lutto per le vittime dell'ultimo massacro di poche settimane fa.”

Continuare ad accettare i fondi dal governo israeliano “fa sì che gli attacchi da parte di Israele alla vita e alla cultura palestinese posso proseguire, con impunità”, hanno scritto.

Nei giorni precedenti, organizzazioni di Bologna e Ravenna impegnate per i diritti dei palestinesi hanno scritto ai due festival, chiedendo di rinunciare ai finanziamenti del governo israeliano. I direttori, pur dimostrando una sensibilità per i diritti umani dei palestinesi, non hanno accolto l’appello a rinunciare ai finanziamenti del governo israeliano dell’apartheid.

Assopace Palestina Bologna, Coordinamento Campagna BDS Bologna, Donne in Nero Bologna, Giovani e Palestina Bologna, IPRI – Corpi Civili di Pace, Pax Christi punto pace Bologna, BDS Ravenna e Donne in Nero Ravenna hanno commentato: “Crediamo che anche festival come Danza Urbana e Ammutinamenti possano fare uno sforzo per trovare alternative ai soldi sporchi del regime di apartheid di Israele. Avrebbero accettato fondi dal Sudafrica dell’apartheid allora e dal governo russo ora? Con la sensibilità che hanno dimostrato, speriamo che i direttori ascoltino le compagnie di danza palestinesi, scegliendo di stare dalla parte giusta della storia, al fianco della lotta dei palestinesi per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza.”

Qualora i due festival non rifiutino i fondi di Israele, i gruppi locali intraprenderanno azioni volte ad informare il pubblico.

Assopace Palestina Bologna

Coordinamento Campagna BDS Bologna

Donne in Nero Bologna

Giovani e Palestina Bologna

IPRI – Corpi Civili di Pace

Pax Christi punto pace Bologna

BDS Ravenna

Donne in Nero Ravenna

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LETTERA DEI GRUPPI DI DANZA E ARTISTICI PALESTINESI AI FESTIVAL DANZA URBANA E AMMUTINAMENTI

Dear Danza Urbana and Ammutinamenti festivals,

We write to you as Palestinian dance, arts and cultural organizations to urge you to reject funding from apartheid Israel for Danza Urbana and Ammutinamenti.

We have shown over and over how the Israeli government seeks to use culture to artwash and cover up decades of apartheid, military occupation, and oppression of millions of Palestinians. This includes violent attacks on Palestinian culture and Palestinian artists.

Just in the last couple of years, our cultural centers have been flattened by Israeli bombs, raided by Israeli soldiers and closed down. Our artists have been killed by Israeli soldiers, detained without charge, held up at Israel’s military checkpoints, and denied their right to travel.  

These are only some of apartheid Israel’s attempts to erase Palestinian culture over decades.

As Palestinians, and particularly as artists, we can’t remain silent. As creative artists in dance, music, cinema and theater, we contribute to the Palestinian struggle for freedom, justice and equality, and to the preservation of our culture and heritage against ongoing erasure and appropriation.

Together with the vast majority of Palestinian civil society organizations, we call on international artists, cultural institutions, and festivals to join us by taking, at a minimum, one simple morally consistent step: refuse complicity in Israeli apartheid by rejecting Israeli government funding.

We are inspired by literally thousands of artists who stand with us in our struggle, recognizing and respecting what we, as Palestinian civil society, have determined to be the most effective form of solidarity.

In 2009, the Edinburgh International Film Festival returned Israeli government funding following public outcry over accepting it, in particular so soon after Israel’s bombardment of besieged Palestinians in Gaza that year. Prominent British filmmaker Ken Loach said at the time, “I’m sure many film makers will be as horrified as I am to learn that the Edinburgh International Film Festival is accepting money from Israel. The massacres and state terrorism in Gaza make this money unacceptable.”

Since then, Israel has carried out multiple military assaults on Gaza, killing thousands of our Palestinian sisters and brothers, including hundreds of children. We are still mourning those killed from the most recent massacre just weeks ago.

No matter how well-intentioned, there is simply no way to rationalize accepting funding from apartheid Israel and displaying its logo in your festivals’ materials, in particular one cynically marking 74 years of Israeli oppression of Palestinians. Doing so allows Israel’s attacks on Palestinian lives and culture to continue with impunity.

We urge you to reject funding from apartheid Israel.

Signed:

Palestinian Performing Arts Network (PPAN)

El Funoun Palestinian Dance Troupe

Popular Art Center

Wishah Dance Troupe

Naqsh Popular Art Troupe

Al Harah Theater

Freedom Theater

ASHTAR for Theater Productions and Training

The Popular Theater Society for Performing Arts and Training

YES Theater

Palestinian Circus School

The Edward Said National Conservatory Of Music

Al-Kamandjati Association

Palestinian Institute for Cultural Development - NAWA

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TRADUZIONE

Cari festival di Danza Urbana e Ammutinamenti,

Vi scriviamo come organizzazioni palestinesi di danza, arte e cultura per esortarvi a rifiutare i finanziamenti dell'Israele dell’apartheid per Danza Urbana e Ammutinamenti.

Abbiamo mostrato più e più volte come il governo israeliano cerchi di usare la cultura per operazioni in cui l'arte viene usata per mascherare e coprire decenni di apartheid, occupazione militare e oppressione di milioni di palestinesi. Ciò include attacchi violenti alla cultura palestinese e agli artisti palestinesi.

Proprio negli ultimi due anni, i nostri centri culturali sono stati rasi al suolo dalle bombe israeliane, perquisiti dai soldati israeliani e chiusi. I nostri artisti sono stati uccisi dai soldati israeliani, detenuti senza accusa, trattenuti ai posti di blocco militari israeliani ed è stato negato loro il diritto di viaggiare.

Questi sono solo alcuni dei tentativi dell'Israele dell’apartheid di cancellare la cultura palestinese nel corso di decenni.

Come palestinesi, e in particolare come artisti, non possiamo rimanere in silenzio. Come artisti creativi nella danza, nella musica, nel cinema e nel teatro, contribuiamo alla lotta palestinese per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza e alla conservazione della nostra cultura e del nostro patrimonio contro la continua cancellazione e appropriazione.

Insieme alla stragrande maggioranza delle organizzazioni della società civile palestinese, chiediamo agli artisti internazionali, alle istituzioni culturali e ai festival di unirsi a noi intraprendendo, come minimo, una semplice azione moralmente coerente: rifiutare la complicità con l'apartheid israeliana non accettando i finanziamenti del governo israeliano.

Siamo ispirati da letteralmente migliaia di artisti che stanno con noi nella nostra lotta, riconoscendo e rispettando quella che noi, come società civile palestinese, abbiamo deciso di essere la forma più efficace di solidarietà.

Nel 2009, il Festival internazionale del cinema di Edimburgo ha restituito i finanziamenti del governo israeliano a seguito della protesta pubblica per averli accettati, in particolare subito dopo il bombardamento israeliano dei palestinesi assediati a Gaza quell'anno. Il famoso regista britannico Ken Loach ha detto all'epoca: "Sono sicuro che molti registi saranno inorriditi quanto me nell'apprendere che il Festival internazionale del cinema di Edimburgo accetta denaro da Israele. I massacri e il terrorismo di stato a Gaza rendono questi soldi inaccettabili.”

Da allora, Israele ha effettuato molteplici assalti militari a Gaza, uccidendo migliaia di nostre sorelle e fratelli palestinesi, tra cui centinaia di bambini. Siamo ancora in lutto per le vittime dell'ultimo massacro di poche settimane fa.

Non importa quanto sia ben intenzionato, semplicemente non c'è modo di inventare giustificazioni per l'accettazione di finanziamenti da parte dell’Israele dell'apartheid e per mostrare il suo logo nei materiali dei vostri festival, in particolare uno che cinicamente ricorda i 74 anni di oppressione israeliana dei palestinesi. Ciò consente agli attacchi di Israele alle vite e alla cultura dei palestinesi di continuare impunemente.

Vi esortiamo a rifiutare i finanziamenti da parte dell’Israele dell'apartheid.

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Coordinamento Campagna BDS Bologna

La più grande coalizione della società civile palestinese chiede alle organizzazioni governative e alle società keniote che sponsorizzano l'Israeli Film Festival di Nairobi di porre fine alla loro complicità con il pluridecennale regime israeliano di apartheid, colonialismo e occupazione.

Il festival, intitolato provocatoriamente Sherekea ("celebrare"), elenca come partner principali il ministero degli Affari esteri dello Stato israeliano di apartheid e la sua ambasciata a Nairobi, insieme ad altri organi. Se abbiamo imparato qualcosa dalla lotta contro il regime di apartheid in Sud Africa, che Israele ha annoverato tra i suoi massimi sostenitori, è che l'apartheid deve essere boicottato, non celebrato. Celebrare l'apartheid è un insulto non solo ai palestinesi ma anche ai popoli africani che l'hanno combattuto.

L'appello palestinese al boicottaggio del settore culturale complice dell'apartheid israeliana è strettamente istituzionale e non prende di mira gli individui. Il nostro obiettivo è la responsabilità delle istituzioni nell'apartheid. Il ministero degli Affari esteri e le ambasciate dello Stato israeliano di apartheid dovrebbero essere ritenuti responsabili della pulizia etnica del regime e dei massacri contro i palestinesi, e del ruolo assunto da tali istituzioni nel mascherare questi crimini.

Che il Museo Nazionale del Kenya ospiti un evento del genere – e che la Kenyan Film Commission, il Kenya Film Classification Board e varie società tra cui Safaricom, Citizen TV e Diamond Trust Bank lo sponsorizzino – è profondamente vergognoso e immorale. Sappiamo di poter contare sul popolo del Kenya, con la sua ricca eredità di lotta contro il colonialismo, per sfidare la complicità del suo governo con il colonialismo e l'apartheid israeliana.

Fonte: Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culurale di Israele (PACBI)

Traduzione di BDS Italia

L'attacco colonialista di Jack Lang contro gli intellettuali arabi per nascondere la complicità con il colonialismo e l'apartheid israeliani.

Nella sua critica nei confronti del colonialismo francese ed europeo in Algeria, in tutta l'Africa e in molte nazioni dei Caraibi e del mondo, Frantz Fanon ha descritto uno degli aspetti profondi del colonialismo come una "negazione sistematica della persona (nativa colonizzata) e una forte determinazione a negare all'altro qualsiasi attributo umano”.

 In un recente richiamo a questa efficace descrizione il presidente dell'Institut du Monde Arabe (IMA) di Parigi, Jack Lang, ha attaccato più di 250 intellettuali e personalità della cultura arabe definendole "pecore" per aver firmato una petizione di condanna dei tentativi dell'IMA di normalizzare il regime israeliano di colonialismo e apartheid nei confronti della regione araba e della cultura arabe.

La Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) condanna la dichiarazione di Lang, che manifesta un'ideologia suprematista bianca e ricorda l'era oscura di un manifesto colonialismo francese nel mondo.

Significativamente, il PACBI vede l'attacco razzista di Lang come un disperato tentativo di distogliere l'attenzione dai fatti inconfutabili citati nella petizione degli intellettuali arabi. Questi includono la promozione da parte di Lang degli "accordi di Abramo" di Donald Trump tra i regimi arabi autoritari e il regime di apartheid israeliano e il tentativo dell'IMA di imporre Israele e le sue istituzioni in uno spazio culturale che dovrebbe celebrare la cultura araba nelle sue diverse componenti, inclusa la sua dimensione ebraico-araba.

La petizione, firmata da eminenti personalità arabe, comprese personalità ebraico-arabe, è precisa nell'affermare che l'istituto "tradisce la sua missione intellettuale adottando questo approccio di normalizzazione - una delle peggiori forme di abuso politico coercitivo e immorale dell'arte come strumento per legittimare il colonialismo e l’oppressione”.

Invece di sfuggire al confronto con queste realtà sulla tendenza alla normalizzazione dell'IMA lanciando un attacco razzista contro i suoi legittimi critici sarebbe stato più dignitoso per il presidente dell'IMA abbandonare questa tendenza che danneggia l'importante ruolo dell'istituto nell'abbracciare e promuovere la cultura araba. Cosa ancora più importante, il signor Lang deve riconoscere che questa petizione anti-normalizzazione è ispirata da Angela Davis quando dice: "Non accetto più le cose che non posso cambiare. Cambio le cose che non posso accettare”. 

Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI)

Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC)

Traduzione di BDS Italia

Versione in inglese

Il Love Sharing - Festival di Teatro e cultura nonviolenta, appena conclusosi a Cagliari, ha perso dei pezzi a causa della aspra ironia della sponsorship del governo israeliano.

La scorsa settimana, l’Associazione Amicizia Sardegna-Palestina aveva denunciato la sponsorship del dell’Ufficio Culturale Ambasciata di Israele, chiedendo come fosse possibile “conciliare la violenza perpetrata dall’occupazione israeliana nei confronti dei palestinesi con la cultura nonviolenta”.

L'Associazione Amicizia Sardegna-Palestina ha ricordato le violenti pratiche che Israele porta avanti da decenni, tra cui la pulizia etnica degli indigeni palestinesi dalla loro terra, ripetuti crimini di guerra documentati dalle Nazioni Unite, la tortura dei prigionieri politici palestinesi, compresi bambini, e la demolizione di case palestinesi su larga scala.

L’imprenditore senegalese Mouhamed Dieng, relatore dell’incontro “Famiglie e Comunità” in programma il 25 ottobre, ha revocato la sua adesione al festival. In un post sul suo profilo Facebook, Dieng ha affermato:

“È necessario smascherare ogni forma di propaganda che abbia lo scopo di ‘normalizzare’ il comportamento dello stato di Israele facendolo apparire come pacifista, dialogante e promotore di iniziative sullo sfondo della non violenza quando in realtà è risaputo che pratichi da svariati decenni atteggiamenti del tutto opposti nei confronti del popolo palestinese.”

Conne Island, Golden Pudel e ://About Blank sono complici dell'oppressione israeliana contro i Palestinesi

Tedesco

"I tentativi, in Germania, di imporre condizionamenti politici agli artisti, soprattutto alle persone di colore e agli artisti queer, che sostengono i diritti dei Palestinesi, costituiscono una vergognosa propensione alla censura, alla repressione anti-palestinese e agli attacchi alla libertà di coscienza". - Oltre 100 affermati artisti, accademici e personaggi pubblici

La campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) chiede il boicottaggio di Conne Island a Lipsia, Golden Pudel ad Amburgo e ://About Blank a Berlino. PACBI è un membro fondatore della più grande coalizione nella società civile palestinese alla guida del movimento globale di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) per i diritti dei Palestinesi.

Sabato sera a Sanremo ha vinto Mahmood, giovane artista di Milano, con la canzone Soldi.

Con questa vittoria, Mahmood ha vinto anche sul razzismo e sull’intolleranza.

Ma con la vittoria a Sanremo, Mahmood ha anche titolo per partecipare a Eurovision, che quest’anno si svolge in Israele.

Tuttavia, Mahmood non ha confermato la sua partecipazione.

Facciamo gli auguri a Mahmood, ma chiediamogli di non partecipare a Eurovision in Israele.

Più di 60 (ora 100,  ndt) organizzazioni per l'emancipazione dei queer e trans di quasi 20 paesi in Europa e oltre, chiedono alle comunità LGBTQIA in tutto il mondo di boicottare l'Eurovision Song Contest 2019 in Israele.

I firmatari condannano l'uso "vergognoso" che Israele fa dell'Eurovisione, che ha un forte seguito tra le comunità LGBTQIA, per "sviare l'attenzione dai suoi crimini di guerra contro i palestinesi" e "portare avanti il suo programma di pinkwashing, l'uso cinico dei diritti degli omosessuali al fine di distogliere l’attenzione dall’occupazione da insediamento e dall'apartheid israeliani normalizzandoli".

La Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI), membro fondatore del movimento BDS per i diritti dei palestinesi, rende omaggio a Angela Davis per la sua battaglia ininterrotta per la giustizia ed esprime nei suoi confronti la sua piena solidarietà.

L'annullamento da parte dell'Istituto per i Diritti Civili di Birmingham (BCRI) (Stati Uniti, NdT) della decisione di assegnare alla Professoressa Davis un premio per i diritti umani è stato determinato, come lei ha dichiarato, dal suo "sostegno continuativo alla giustizia per la Palestina". È un'occasione mancata per onorare una figura iconica che ha incarnato per decenni i valori che il premio è destinato a riconoscere.

Come vincitrice israeliana dell'Eurovisione, Barzilai rappresenta lo stato e partecipa agli sforzi di “rebranding” [ri-promozione] del governo israeliano al fine di perpetuare un falso senso di normalità, mentre vengono nascoste le sue violazioni dei diritti umani dei palestinesi e del diritto internazionale.

Israele utilizza apertamente la cultura come strumento di propaganda per nascondere, giustificare o distrarre dal suo regime di occupazione, colonizzazione per insediamento e di apartheid sul popolo palestinese.

L'appello del PACBI per un boicottaggio culturale di Israele è strettamente istituzionale, nel senso che prende di mira le istituzioni israeliane per la loro complicità nell'oppressione israeliana dei palestinesi. Ancorato ai principi del diritto internazionale e dei diritti umani universali, il movimento BDS, incluso il PACBI, respinge, in linea di principio, il boicottaggio delle persone basato sulla loro identità (come cittadinanza, razza, genere o religione) o opinione.

Nel caso, tuttavia, un individuo rappresenti lo stato di Israele o una istituzione israeliana complice, o venga incaricato/reclutato per partecipare agli sforzi israeliani di "rebranding", allora le sue attività sono soggette al boicottaggio istituzionale lanciato dal movimento BDS. Gli ambasciatori culturali non sono semplicemente individui, sono rappresentanti ufficiali del regime di occupazione e apartheid di Israele.