LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

 

 

Una replica alle repliche

 

-          Al Festival Danza Urbana

-          A Radio Città del Capo – Popolare Network

In merito alle repliche del Festival “Danza Urbana” [1] e di Radio Città del Capo [2] alla nostra lettera aperta, vorremmo precisare che la campagna di boicottaggio culturale verso Israele non è contro gli artisti israeliani in quanto tali e segue scrupolosamente delle linee guida stabilite dalla Campagna Palestinese per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele (PACBI) [3], che fa parte del più ampio movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) verso Israele, lanciato nel 2005 da otre 170 organizzazioni della società civile palestinese. [4]

La campagna di boicottaggio culturale contro l'apartheid in Sud Africa e i suoi criteri sono stati la maggior fonte di ispirazione nel promuovere l'appello palestinese per il boicottaggio. Tuttavia, il boicottaggio palestinese diversamente dal boicottaggio culturale del Sud Africa, colpisce le istituzioni e non gli individui in quanto tali.

Le linee guida chiariscono quali sono le condizioni in cui artisti e prodotti culturali possono essere soggetti a boicottaggio. Nelle linee guida si afferma che il PACBI respinge qualsiasi forma di censura e appoggia il diritto universale alla libertà di espressione, così come definito e stipulato a livello internazionale nella Convenzione Internazionale delle Nazioni Unite sui Diritti Civili e Politici (ICCPR). [5]

Il movimento BDS “respinge in principio boicottaggi di individui sulla base della loro identità (come la cittadinanza, l'etnia, il genere o la religione) o di opinione. La semplice appartenenza di lavoratori israeliani alle istituzioni culturali israeliane non è quindi un motivo per applicare il boicottaggio.” [6]

Il problema si pone quando un artista, un operatore culturale o un prodotto artistico-culturale si pongono all’interno del quadro della campagna di marketing Brand Israel e partecipano oggettivamente allo sforzo di propaganda dello stato israeliano, come abbiamo spiegato nella nostra precedente lettera aperta. Per esempio, se un individuo rappresenta lo Stato di Israele o un'istituzione complice di Israele, o gli viene commissionato un lavoro o è assunto per partecipare agli sforzi dello Stato per migliorare la propria immagine presso l’opinione pubblica internazionale, allora il suo contributo può essere soggetto al boicottaggio istituzionale promosso dal movimento BDS.

È stato ampiamente documentato che molti artisti, scrittori e altri operatori culturali israeliani che fanno richiesta di fondi statali per coprire le spese della partecipazione – loro o delle loro opere – agli eventi internazionali sono obbligati a contribuire agli sforzi propagandistici ufficiali di Israele. A questo fine, l’operatore culturale deve firmare un contratto con il ministero degli Esteri israeliano che gli impone di “iniziare ad agire lealmente, responsabilmente e costantemente per fornire al ministero i più ampi servigi professionali.” Il contratto stabilisce anche che “il fornitore del servizio è conscio del fatto che lo scopo dei servizi a lui richiesti è di promuovere gli interessi politici dello Stato di Israele”.

Gli artisti israeliani che ricevono i fondi del loro governo accettano quindi di appoggiare le politiche dello Stato di Israele. Le politiche di Israele nei confronti dei palestinesi le vediamo all’opera ogni giorno e si chiamano: oppressione, pulizia etnica, occupazione, Apartheid, attacchi indiscriminati sulla popolazione civile.

Gli artisti e gli operatori culturali israeliani dovrebbero prendere le distanze dalle politiche del loro governo e decidere di non accettare i condizionamenti politici che varie forme di sostegno e finanziamento da parte delle istituzioni israeliane implicano.

Gli artisti e gli operatori culturali israeliani non sono al di sopra di quello che accade intorno a loro. Possono decidere se stare dalla parte degli oppressi o degli oppressori, possono decidere di stare dalla parte della difesa dei diritti umani e della legalità internazionale oppure dalla parte di un regime di occupazione, di discriminazione e di apartheid. Ci rendiamo conto che questa può essere una scelta difficile in quel contesto, ma ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, come se la prendono centinaia di ragazzi israeliani che si rifiutano di servire nell’esercito israeliano per non essere complici dei crimini contro la popolazione palestinese.

Abbiamo il massimo rispetto per il lavoro culturale e artistico dell’associazione Danza Urbana e per un evento culturale come il Festival che da anni offre ai cittadini di Bologna la possibilità di assistere gratuitamente a performance di alto livello artistico. Chiediamo tuttavia a Danza Urbana di non cadere dell’errore di pensare che la cultura sia al di sopra della politica. Anche noi crediamo che la cultura possa essere un ponte di dialogo e di pace, ma solo quando non è utilizzata per scopi di propaganda come fa il governo israeliano. Gli artisti israeliani sono i benvenuti se non sono complici, esplicitamente o implicitamente, delle politiche del loro governo.

Come abbiamo già detto, conosciamo e apprezziamo molto il lavoro informativo di Radio Città del Capo – Popolare Network sulla situazione in Palestina e Israele. Proprio per questo ci ha sorpreso e amareggiato vedere la Radio associata ad un evento che ha tra i suoi sponsor l’Ufficio Culturale dell’Ambasciata Israeliana in Italia. Siamo rimasti stupiti e ancora non comprendiamo, conoscendo la sensibilità della Radio nei confronti della lotta dei palestinesi per l’affermazione dei loro diritti, come mai non sia stato sollevato il problema con il Festival riguardo al sostegno di una istituzione israeliana.

In ogni caso siamo disponibili e interessati a sviluppare il confronto sulla situazione in Palestina e sul movimento internazionale BDS e ad approfondire la discussione sui temi relativi al boicottaggio culturale, come abbiamo sempre fatto in decine di incontri pubblici. Speriamo che ci sia presto un’occasione per questo.

Libertà, giustizia e uguaglianza per le/i Palestinesi.

 

 

Coordinamento Campagna BDS Bologna
Donne in Nero, Comitato Palestina Bologna, Pax Christi, Mashi – Orme in Palestina, Ya Basta! Bologna, USB, Associazione Campi Aperti, Associazione Orlando, VAG61, XM24, Berretti Bianchi Onlus, Ex Aequo

E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Facebook: www.facebook.com/BDSBologna

 

 

 

 

 

Note:

[1] http://www.danzaurbana.it/associazione/danza-urbana-risponde-alla-lettera-aperta-del-coordinamento-bds-bologna/

[2] http://www.radiocittadelcapo.it/archives/festival-di-danza-urbana-una-risposta-al-coordinamento-bds-146763/

[3] http://bdsitalia.org/index.php/campagna-bac/1523-linee-guida-bc-luglio-2014

[4] http://bdsitalia.org/index.php/campagna-bds/77-appello-bds

[5] http://www.ohchr.org/en/professionalinterest/pages/ccpr.aspx

[6] http://bdsitalia.org/index.php/campagna-bac/1523-linee-guida-bc-luglio-2014