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Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

La compagnia israeliana di cosmetici Ahava sarebbe sul punto di trasferire i propri impianti di produzione dalla West Bank al territorio israeliano compreso nei confini precedenti al 1967.

Negli ultimi anni, la compagnia era stata presa di mira dalla campagna pro-palestinese di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) a causa della posizione della sua fabbrica nell’insediamento illegale di Mitzpeh Shalem.

Secondo quanto riportato, la nuova sede, come quella attuale, sarà situata sulle rive del Mar Morto e non più sul territorio palestinese occupato.
Una dichiarazione di Ahava annuncia che il trasferimento sarebbe stato progettato per “stabilire un impianto aggiuntivo” in risposta alle “crescenti necessità di produzione”. Il quotidiano israeliano Ha’aretz ha sottolineato la dichiarazione secondo cui non sarebbe esplicitamente confermata la chiusura dello stabilimento nella West Bank ma che si assume che la cosa avvenga.

Yedioth Ahronoth, che ha annunciato il trasferimento sotto il titolo ” Ahava sposta lo stabilimento via dalla West Bank in seguito alle pressioni del BDS”, ha raccontato che il trasferimento servirà a mitigare le difficoltà che la compagnia ha affrontato a causa del boicottaggio europeo delle merci prodotte nella West Bank.”

Nel 2011 Ahava aveva chiuso il suo negozio principale situato a Londra a Covent Garden in seguito a mesi di proteste da parte dei gruppi in solidarietà con la Palestina, durante una campagna internazionale di sette anni contro la società commerciale.

In risposta a quanto annunciato, il gruppo di attiviste CodePink Women For Peace ha evidenziato "il lavoro appassionato di una coalizione internazionale di attivisti per i diritti umani ( dagli Stati Uniti al Regno Unito, dall’Olanda al Sud Africa, dalla Palestina ed Israele alla Francia) che hanno organizzato proteste fin dal 2009 contro le violazioni delle leggi internazionali da parte di Ahava."

Il gruppo ha annunciato che gli attivisti continuerano a “fare pressioni su Ahava finché lo stabilimento sarà completamente smantellato” aggiungendo che ” resta ancora da vedere se Ahava, adesso nelle mani della conglomerazione societaria cinese Fosun, smetterà di saccheggiare il fango dalle rive del Mare Morto in corrispondenza dell’insediamento israeliano di Kalya, illegalmente occupato, come hanno continuato a fare fino ad ora.”

La decisione di Ahava di lasciare la West Bank segue i precedenti di altre aziende, come Sodastream, che ha spostato gli impianti da un insediamento nella West Bank al Negev, di Beigel Beigel di Unilever, del produttore di vini Barkan e della fabbrica svedese di serrature Mul-T-Lock.

Fonte: Middle East Monitor

Traduzione di L. Pal-Invictapalestina