Il Collettivo Organizzatore della Campagna Statunitense per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele (USACBI) protesta nei termini più forti possibili contro la cessazione della nomina del professor Steven Salaita dalla University of Illinois, Urbana-Champaign (UIUC). Secondo il report di Inside Higher Education, la UIUC ha rescisso il suo contratto di lavoro con Salaita in base alla sua posizione pubblica sulla questione di Israele-Palestina. Dopo aver pubblicamente annunciato la nomina di Salaita come Professore Associato (di ruolo) di American Indian Studies dopo il consueto esame completo, l'università ha ritirato la sua nomina. In altre parole, Salaita è stato licenziato. Quest’azione negativa costituisce una palese violazione della libertà accademica di Salaita e un attacco insidioso su di lui e su coloro che difendono il diritto all’onesta critica ed etica all’interno delle accademie. Siamo seriamente preoccupati per questo attacco su uno dei principali studiosi di studi arabo-americani ed etnici, indigeni, e americani, le cui brillantemente pioneristiche ed altamente prolifiche borse di studio lo hanno reso una personalità in prima linea in questi campi.

USACBI protesta fortemente contro la presa di mira del professor Salaita per i suoi punti di vista politici, che dovrebbero essere protetti dal Primo Emendamento, ed esige che sia reintegrato e che abbia il permesso di continuare con le sue ricerche accademiche e le sue attività didattiche, e che l'università protegga i suoi diritti di impegnarsi in discorso politico sia all’interno che all’esterno del campus.

Il licenziamento, motivato politicamente, da parte dell’università di Salaita, arabo-americano di origine palestinese, a causa della sua espressione delle sue opinioni politiche sui social media, è apparentemente un atto di sottomissione alle pressioni di coloro che non gradiscono il linguaggio con cui Salaita ha scelto di esprimere tali pareri. In risposta al massacro di bambini, Salaita ha optato per descrizioni precise e giusta indignazione piuttosto che distacco o eufemismi. L'onere aggiuntivo che grava su coloro esprimono opposizione a forme di violenza o di oppressione per le quali esiste una forma di supporto popolare, così come di Stato, - ossia, si deve essere “civili” nei toni, specialmente se si è uno studioso di colore (o, per quel che importa, una donna) – è completamente estraneo a qualsiasi concezione di libertà accademica.uno di tono, soprattutto se uno è uno studioso di colore (o, per tale questione, una donna)-è completamente estraneo a qualsiasi idea di libertà accademica. Infatti, se soggetta a tale giudizio politico, la libertà accademica diventa arbitraria, un'invenzione a sfondo razziale che può servire per costruire un caso contro uno studioso a cui capita di essere critico nei confronti di Israele. In questo caso, Salaita è anche un noto sostenitore del boicottaggio accademico di istituzioni israeliane, ed è stato attivamente coinvolto nella risoluzione sul boicottaggio dell’American Studies Association, di cui lui ha scritto molto; un punto che è molto probabile non sia stato irrilevante in questo caso.

Ci sono evidenti prove che la UIUC abbia risposto alla pressione pubblica dei gruppi pro-Israele. La decisione di licenziare Salaita è arrivata dopo la pubblicazione di attacchi verso di lui che equiparano il suo sostegno per i palestinesi all'antisemitismo, una strategia di vecchia data per mettere a tacere e parte di quella attualmente utilizzate per screditare coloro che marciano per protestare contro gli oltre 1.800 palestinesi uccisi finora dai militari israeliani a Gaza. Per esempio:

The Daily Caller il 21 Luglio ha pubblicato questo attacco al Professore Salaita accusandolo di antisemitismo:http://dailycaller.com/2014/07/21/university-of-illinois-professor-blames-jews-for-anti-semitism/

Il Simon Wiesenthal Center ha scritto agli amministratori della University of Illinois bollando il sostegno del Professore Salaita ai diritti civili dei palestinesi come “antisemita”: http://jewishvoiceny.com/index.php?option=com_content&view=article&id=8125:wiesenthal-center-calls-ui-profes

Cary Nelson della UIUC, ritenuto essere un’autorità nel campo della “libertà accademica”, ha reso chiaro nei suoi commenti ad Ali Abunimah che, durante il monitoraggio lungo mesi dell’utilizzo dei social media da parte di Salaita, il concetto di libertà accademica non si estende al criticismo verso Israele. http://electronicintifada.net/blogs/ali-abunimah/university-illinois-fires-professor-steven-salaita-after-gaza-massacre-tweets

UIUC si è mostrata ostile alla facoltà pro-palestinese, violando i diritti protetti di un membro della facoltà. Le azioni della Università in questo caso sono razziste, violando i diritti tutelati dei membri di facoltà alla libertà di espressione e lasciando che le loro libertà personali e accademiche, giuridicamente protette, vangano investite da un bus quando ci si confronta con la pressione dell'opinione pubblica. Per aver osato sostenere a voce i diritti dei palestinesi alla libertà, Salaita è attualmente senza lavoro, senza una propria casa, e senza alcuna assicurazione sanitaria.

L'espulsione di Salaita dalla UIUC è parte di un più ampio schema di impantanamento sistematico della libertà di parola che, nei fatti, supporta le violazioni dei diritti umani contro i palestinesi. Etichettando qualsiasi critica allo Stato di Israele come "incivile", e rappresentando scorrettamente e screditando qualsiasi critica come una forma di discorso inammissibile o di odio, qualsiasi individuo che abbia il coraggio di prendere una posizione che sfida lo status quo è messo a tacere o , nel caso di Salaita, licenziato. Questo dissenso dallo status quo (anche se facente parte del diritto alla libertà di parola) può diventare causa di perdita di posti di lavoro, e dovrebbe preoccupare ognuno di noi appartenente ai movimenti accademici o di giustizia sociale. La posta in gioco è la preservazione dell'integrità dell'università, in cui il pensiero critico dovrebbe fiorire, non essere monitorato e punito, soprattutto quando espresso in spazi (come i social media), che sono e devono restare fuori dalla competenza dell'università, quando sono posti per i membri di facoltà per esprimere le proprie opinioni politiche.

Infatti, le posizione online prese da Salaita e il suo attivismo politico sono protetti dal Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Le sue dichiarazioni erano opinioni politiche, degne della massima protezione costituzionale. Non sono state pronunciate in un contesto accademico, né fatti in nome dell'università, e quindi non sono soggette a censura professionale come potrebbe essere invocato nei casi di impiego e di carica. L'uso della UIUC di tali criteri, in base all'approvazione o non dell'amministrazione delle dichiarazioni dei docenti sui social media, sarebbe in ogni caso una incostituzionale violazione dei diritti del Primo Emendamento, e perciò motivo per cui tutti noi dovremmo essere indignati per le azioni della UIUC.

Tuttavia, qualsiasi proclamo che studenti o colleghi abbiano il diritto di essere liberi da ciò che essi considerano disagevoli critiche o dal subire opinioni contrarie a quelle che hanno, è profondamente minaccioso ai principi fondamentali della vita universitaria e della comunità intellettuale, e al concetto di libertà di parola in sé. Infatti, il disagio mentale e morale sono condizioni spesso essenziali per l'apprendimento serio e complicate considerazioni di punti di vista che sfidano i nostri preconcetti.  Mentre sia la legge federale che quella statale, nonché la politica universitaria, proteggono gli studenti dalla discriminazione o dall’antagonismo in base alla loro identità religiosa, etnica, di genere e di altri tipi, nessuna legge potrebbe proteggere gli studenti o i docenti dall’affrontare sfide alle loro convinzioni politiche, religiose o culturali semplicemente basandosi sul fatto che tali convinzioni verrebbero identificate con loro, finchè tale discorso sia condotti in una maniera non violenta e non coercitiva.

Sembra che la “libertà accademica” sia diventata un privilegio, piuttosto che un diritto, esteso solo a coloro che vorrebbero preservare lo status quo, e un alibi dietro al quale coloro che detengono il potere proteggono le loro posizioni mentre tentano di sbarazzarsi dei diritti e dei punti di vista dei movimento e dei popoli oppressi, e dei colleghi che si allineano e supportano le loro battaglie. Le azioni della UIUC sono una grave infrazione della libertà di indagine intellettuale su cui l’accademia è verosimilmente basata. Qualsiasi organizzazione, interna od esterna, che tenta di limitare la libera e piena deliberazione di qualsiasi punto di vista, o la rappresentazione delle prospettive ad esso nociva, trapasso un principio così fondamentale della vita accademica che l’università, senza di esso, sarebbe inimmaginabile.

Il professor Salaita è stato chiaramente licenziato perché le sue idee e la loro espressione pubblica hanno causato disagio per alcuni nelle posizioni di potere e di influenza. Il suo licenziamento è una violazione eclatante dei diritti del Primo Emendamento della facoltà e alle norme istituzionali della libertà accademica, e offensivo per coloro che sostengono la giustizia, la libertà, e la dignità per i palestinesi. Chiediamo che l'Università dell'Illinois rispetti l'impegno di Salaita e alla libertà accademica e che la sua nomina alla UIUC e il diritto alla libertà di parola siano reintegrati.

Per saperne di più: http://www.insidehighered.com/news/2014/08/06/u-illinois-apparently-revokes-job-offer-controversial-scholar#ixzz39cp8iHWz

 

 

 

 

 

Fonte: usacbi.org

Traduzione: BDS Italia