Ahram Hebdo, sito francese cugino di Ahram Online, ha parlato con la cantante algerina Souad Massi, che spiega il perchè del suo rifiuto a cantare in Israele e riflette si suoi recenti concerti a Cordova e in Marocco.

Ahram Hebdo (AH): Sei stata invitata ad esibirti al music festival a Tel Aviv. Ti sei ogni volta rifiutata di cantare in Israele. Come spieghi questa tua scelta?

Souad Massi (SM): Ogni volta che ricevo un invito che viene da questa città, io declino. Per un semplice motivo: io canto per la pace nel mondo, mentre il governo israeliano non sta facendo molto per raggiungere questo scopo. E’ importante dire che ci sono cittadini israeliani che si oppongono con forza alla politica del loro paese e sostengono il rispetto del diritto alla vita, ma non potrò mai cantare per loro su questo terreno.

AH: Ci sono state volte in cui I media europei ti hanno chiamata antisemita per le tue posizione riguardante questo problema. Hai qualche commento da fare?

SM: Come cantante che ha dei principi nella vita, penso di avere il diritto di non esibirmi in un paese che uccide bambini piccoli, casalinghe, donne incinte, anziani, un paese i cui soldati sparano a qualsiasi cosa si muova, specialmente a quelli più vulnerabili. Guardate quello che sta accadendo a Gaza in questi giorni. Cantare a Tel Aviv significherebbe semplicemente avallare la politica di Israele.

AH: Come lavori per la pace, esattamente?

SM: Penso che qualsiasi cantante che sceglie di cantare per la pace nel mondo non dovrebbe limitarsi alla retorica che troviamo nei giornali. Non si deve solo navigare all'interno dei lati piacevoli che il campo offre, ma anche essere pronti a fare grandi sacrifici finanziari. Dovremmo anche cantare in zone di conflitto come Gaza (ad esempio), nelle prigioni di Guantanamo e/o delle e nelle pianure del Sahara Maghreb, etc. Questa regola vale anche per me.

AH: Che strumenti artistici utilizzi per esprimere la tua filosofia?

SM: Le principali canzoni flusso cominciano a perdere la loro credibilità, soprattutto di fronte ai festival volti a lavorare per la pace nel mondo. Ognuno è libero di cantare per il solo scopo di commercializzare il proprio album, ma personalmente, preferisco appartenere al filone delle canzoni rivoluzionarie, in particolare quelle influenzati dalla World Music. Questa musica mi permette di stare dalla parte degli emarginati attraverso la dedica a loro di alcune canzoni, e si adatta ad essere cantata in diverse lingue, tra cui lingua madre della persona.

AH: Durante il tuo ultimo concerto in Marocco – dove hai cantato insieme al cantante spagnolo Eric Fernandez – hai dato il tuo tribute alla città di Cordova e al sua retaggio culturale andalusa. Raccontaci di questa esperienza.

SM: Recentemente, il patrimonio di Cordova è diventato di grande interesse per me. Onestamente, in passato, non ho prestato molta attenzione a questa città, ma quando ho iniziato a leggere libri sulle ricchezze di questa città secolare, ho deciso di dedicargli un concerto. E ho avuto l'opportunità di farlo a fianco del grande cantante Eric Fernandez. Le mie canzoni esprimono l'amore che ho sviluppato per questa città

AH: E cosa ci dici del tuo amore per il Marocco? Solamente nel 2014, hai dato vita a 10 concerti in Marocco.

SM: Il Marocco è culturalmente molto vicino al mio paese, l'Algeria. Ovviamente, siamo vicini di casa. Ma lo dico con tutta sincerità che io amo questo paese. Recentemente ha cantato al Mawazine [un festival musicale che si svolge a Rabat] e quando sono tornata a casa sono stata contattata dall'Istituto francese di Casablanca. Mi sono anche esibita a Tétouan, Kenitra, e El-Jadida. E sicuramente mi esibirò di nuovo in Marocco, quando si presenterà l’opportunità.

AH: Stai lavorando a qualche nuova canzone o preparando un nuovo album?

SM: Scrivo sempre della musica. Vediamo cosa porterà il 2015…

 

 

 

 

 

Fonte: english.ahram.org.eg

Traduzione: BDS Italia