I leader degli studenti alla prestigiosa Scuola di studi orientali ed africani premono per tagliare i legami con l'università israeliana.

I leader degli studenti della School of Oriental and African Studies (SOAS) hanno intenzione di chiedere all’università di tagliare i suoi legami accademici con le istituzioni israeliane in una dimostrazione di sostegno per il movimento a guida palestinese di Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS).

I funzionari dell'unione degli studenti della SOAS presenteranno la loro mozione ad una riunione dell'organo direttivo della scuola questo venerdì e richiameranno il risultato di un voto di studenti, docenti e personale in febbraio, in cui il 73 per cento ha votato a favore del boicottaggio delle università israeliane.

"Non c’è mai stato un mandato democratico come questo nella storia dell'università`.  La comunità della SOAS si è espressa chiaramente e non possono ignorarlo", dice ad al-Jazeera Georgie Robertson, una co-presidente dell'unione degli studenti, che ha organizzato il referendum.

Reputazione di giustizia

Ma la questione ha sollevato controversie e divisioni nel campus, con gli attivisti anti-BDS che mettono in evidenza la scarsa partecipazione e sostengono di essere stati sottoposti a molestie e intimidazioni nel corso della campagna.

"Non credo si aspettassero la resistenza che c’è stata", dice ad al-Jazeera Richard Galber, uno studente di Giurisprudenza che ha fatto campagna contro il BDS.

"Non ci siamo mai aspettati di vincere, ma alla fine ha votato meno di un terzo delle persone ad abbiamo avuto il venticinque per cento dei voti, che, in un posto come la SOAS, credo sia una discreta vittoria".

La SOAS, basata a Londra, è considerata un istituto all'avanguardia mondiale per lo studio di questioni mediorientali, ed ospita centri di ricerca per studi sia palestinesi che israeliani.

Fondata nel 1916, in origine per preparare i funzionari imperiali britannici destinati alle colonie, in tempi più recenti è diventata più conosciuta per l'attivismo e l'impostazione post-coloniale sia degli studenti che dei docenti.

"La SOAS ha la reputazione di sostenere la giustizia e le lotte di liberazione in generale, così mettere in questo contesto questa solidarietà con la causa palestinese", dice ad al-Jazeera Amira Nassim, studentessa postlaurea in Diritto internazionale e presidente della Società palestinese.

"La campagna di boicottaggio mira a far pressione sulle istituzioni israeliane perché ritirino il loro sostegno alle violazioni dei diritti umani.  E` importante anche affrontare Israele e portare all'interno del mondo accademico questa discussione".

Il grande dibattito

Isolare le università israeliane dai loro pari internazionali è un obiettivo chiave del movimento BDS, che ha guadagnato terreno nelle comunità studentesche del Regno unito dopo la campagna militare di sette settimane contro Gaza nel luglio e agosto dell'anno scorso.

Negli ultimi mesi diverse unioni degli studenti hanno approvato mozioni per sostenere il BDS, e l'Unione nazionale degli studenti l'anno scorso ha votato per boicottare aziende che sostengono Israele, anche se altre unioni di studenti hanno discusso e respinto misure simili.

L'unione degli studenti alla SOAS ha avallato il BDS fin dal 2005.  Ma un documento che proponga l'istituzione di un gruppo di lavoro per prendere in considerazione un boicottaggio formale, che sarà presentato da rappresentanti degli studenti questo venerdì, metterà in risalto i collegamenti della scuola con l’Università ebraica di Gerusalemme.

L’Università ebraica, con cui la SOAS ha un programma di scambio di studenti, è stata criticata per i suoi legami con i militari israeliani e per il suo espandersi su terreni occupati illegalmente in Gerusalemme Est.

"La posizione dell'amministrazione è che la SOAS non dovrebbe schierarsi politicamente.  La nostra tesi è che avere legami con l’Università ebraica è politico", dice la Robertson.

I critici dell'applicazione del BDS dicono che boicottare Israele è inattuabile nel Regno unito a causa delle complessità legali, politiche e pratiche della questione.

Dicono anche che bandire i legami con le università israeliane danneggerebbe la reputazione della scuola e il suo stato di leader mondiale negli studi mediorientali, oltre a limitare la libertà di espressione e il dibattito accademico.

"Se dite che qualsiasi relatore che viene da un'istituzione israeliana non è benvenuto alla SOAS, questa è parecchio una questione di libertà di parola perché troncate il dialogo", dice Galber.

"Essere complici"

Gli attivisti pro-BDS sottolineano che un boicottaggio formale non escluderebbe che accademici israeliani venissero invitati alla SOAS in veste individuale, e dicono che sono impegnati a mantenere la qualità e l’ampiezza della ricerca e dell'insegnamento attuali.

"Abbiamo colleghi negli studi israeliani e tutti noi li rispettiamo molto ed è importante che le loro voci siano udite", dice ad al-Jazeera Nadjeal-Ali, professoressa di Gender studies.

"Ma siamo in una situazione in cui è molto difficile escogitare modi nonviolenti di resistere alle politiche del governo israeliano.  Credo che per noi il punto di svolta sia stato Gaza l'anno scorso.  Sentivamo che non fare nulla era in effetti essere complici".

Alcuni, contrari al BDS, manifestano preoccupazione sugli scopi di un movimento che, oltre a cercare il ritiro di Israele da territori illegalmente occupati e i pieni diritti per i cittadini palestino-israeliani, chiede a Israele di riconoscere il diritto dei palestinesi di tornare alla terra e le case da cui furono espulsi nel1948.

Colin Shindler, professore emerito di studi israeliani, dice ad al-Jazeera che l'obiettivo del BDS era "anti-normalizzazione più che anti-occupazione".

"Sembra rappresentare il fronte del rifiuto entro il nazionalismo palestinese, che crede in una Grande Palestina e nega la possibilità di una soluzione a due stati.  Non è chiaro se gli studenti accettano che gli ebrei hanno il diritto all'autodeterminazione nazionale", ha scritto Shindler in un e-mail.  Ma la Ali descrive questa argomentazione come "una deformazione molto infelice" e l'inizio di "un piano inclinato molto scivoloso".

"Non ho sentito una singola persona alla SOAS mettere in questione il diritto ebraico all'autodeterminazione, ma anche i palestinesi hanno diritto all'autodeterminazione", ha detto.

"Noi non viviamo soltanto in un contesto accademico, viviamo in un contesto politico e credo che la SOAS abbia una responsabilità particolare, data la sua bruttissima storia di colonialismo".

Ambiente ostile

La copertura del risultato del referendum di febbraio nei media israeliani e nei giornali ebraici nel Regno unito si è concentrata sulle accuse, da parte di oppositori del BDS, di un'atmosfera intimidatoria sul campus nella settimana del voto, che coincideva con gli eventi organizzati dalla Società palestinese per segnare la "Israeli Apartheid Week" (Settimana contro l'apartheid in Israele).

"Era un ambiente molto ostile, al punto che non volevamo andare nella sala comune dell'Unione degli studenti.  Dava proprio una sensazione molto minacciosa.  Questo non dovrebbe succedere alla SOAS.  Se non altro, la gente va alla SOAS perché vuole essere libera", dice ad al-Jazeera Moselle Paz Solis, una studentessa di Giurisprudenza e presidente della Società ebraica.

La Paz Solis ha detto che in seguito è stata contattata da alcuni potenziali studenti che le hanno di aver deciso di non iscriversi alla SOAS a causa di preoccupazioni per l'Unione degli studenti.

"Una ragazza che pensava di venire mi ha detto che pensava di andare da un'altra parte a causa di ciò che sta accadendo.  Ha visto che c’è poco sostegno nell'Unione degli studenti per gli studenti che non condividono le loro opinioni.

"Specialmente per studenti ebrei, è molto triste quando sento che la maggior parte degli studenti ora non prendono nemmeno in considerazione la SOAS.  Era difficile prima, ma ora ancora di più".

Ma la Nassim ha detto che simili lamentele sulle intimidazioni sono state fatte anche da quelli a favore del boicottaggio, a proposito dei loro oppositori.  Ed ha detto che molti studenti ebrei hanno fatto campagna attivamente a favore del BDS.

La Robertson ha detto che l'Unione degli studenti ha promosso "un ambiente sicuro ed inclusivo" in cui si potesse discutere del BDS, e ha dato eguale spazio a entrambe le campagne.  Ha detto che gli studenti che hanno subito molestie o intimidazioni sono stati incoraggiato a protestare presso l'Unione o i funzionari della scuola.

"L'Unione ha una posizione di tolleranza zero su bullismo, molestie e discriminazioni.  Sono state ricevute lamentele sia dalla parte del "no" che del "sì'", e tutte sono state seguite secondo la nostra apposita procedura", ha detto.

Gli attivisti di tutte e due le parti hanno detto di sperare che l'organo direttivo, che è indipendente dall'amministrazione della SOAS ed ha la responsabilità di impostare la direzione generale della scuola, dia ascolto alle loro ragioni.

La Paz ha detto che sarebbe "manifestamente stupido" se la SOAS avallasse il BDS, mentre Shindler ha detto di credere che l'organo direttivo adotterà una posizione che non sarebbe "né pro-Israele né pro-Palestina, ma pro-dialogo accademico".

I sostenitori del BDS ammettono che ci siano altri ostacoli da superare, ma dicono che la SOAS potrebbe aprire la strada esplorando delle azioni pratiche che potrebbero fare le università, come il disinvestimento da aziende con collegamenti in Israele, e legami più forti con le controparti palestinesi.

"La nostra speranza è che la SOAS riconoscerà il volere della comunità", dice la Nassim.  "Ma continueremo a fare campagna e andare avanti.  Questo passo è arduo, ma credo che sia questione di tempo".

Fonte: Al Jazeera

Traduzione di BDS Italia