Di seguito la replica di Angelo Stefanini all'editoriale pubblicato da L'Unità sul caso Matisyahu. È stata pubblicata su Unità.tv il 25 agosto

Spettabile redazione,

Nell'editoriale del 19 agosto sulla cancellazione dell’artista Matisyahu dal festival Rototom Sunsplash a Valencia l’autore presenta un’immagine del tutto fuorviante del caso.

Come chiarito dagli attivisti spagnoli, a Matisyahu era contestato il suo “supporto ai massacri dell'esercito israeliano di occupazione e ai crimini di guerra contro i civili palestinesi e libanesi.” In particolare il sostegno, nel 2007, all’assedio di Gaza e l’aggressione del Libano, con più di mille civili uccisi; nel 2010, all'uccisione, in acque internazionali, di membri di una flottiglia con aiuti umanitari per Gaza, fatto condannato dal Consiglio dei Diritti Umani come violazione del diritto internazionale.
Matisyahu elogia i coloni israeliani che nella Cisgiordania occupata sottraggono terre ai palestinesi. L’autore delle sue canzoni, Efraim Rosenstien, è egli stesso residente in una colonia illegale e a favore della rimozione violenta dei palestinesi dalle loro terre.

Gli attivisti spagnoli chiariscono che non si trattava di un’azione del movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele, ma di proteste contro la presenza in un festival che dichiara di promuovere “pace, uguaglianza, diritti umani e giustizia sociale" di un artista che incita all’odio razziale e alla violazione dei diritti umani.

Il movimento internazionale BDS, a guida palestinese, è un’iniziativa pacifica per il rispetto della legalità internazionale, contro ogni forma di razzismo, antisemitismo e islamofobia. Come stabilito dalle sue linee guida, il boicottaggio culturale mira a colpire le istituzioni israeliane, NON gli individui come tali.

Tuttavia, persone responsabili di complicità individuale o di sostegno a violazioni del diritto internazionale possono essere soggette a proteste.

Come ha spiegato Omar Barghouti, co-fondatore del movimento BDS, “l’appartenenza etnica, religiosa o altri attributi dell’identità di Matisyahu sono assolutamente irrilevanti alla campagna dichiarata contro di lui dagli attivisti spagnoli”. Le sue posizioni razziste, tuttavia, legittimano una reazione che non può essere tacciata di antisemitismo. Un movimento che, per esempio, prema per escludere da un festival un cantante cattolico dichiaratamente razzista, sulla base del suo messaggio di odio, non potrebbe certo essere tacciato di essere ‘anti-cattolico’. Secondo Barghouti “è perfettamente ragionevole opporsi alla performance di qualsiasi razzista”.

Non aver approfondito il fatto in questione, accusando di antisemitismo chi sostiene una lotta non violenta contro le politiche del governo israeliano e insultando il movimento BDS, è deontologicamente scorretto. È un triste esempio di pericolosa disinformazione che va a sostegno della campagna anti-BDS promossa dal governo israeliano, atterrito dal fatto che un movimento non violento supplisca all’inefficacia della diplomazia internazionale nel promuovere i diritti dei palestinesi.

Angelo Stefanini MD
MPH Centro Studi e Ricerche in Salute Internazionale e Interculturale
Università di Bologna