L’invito ad Israele a presenziare come “ospite d’onore” alla Fiera Internazionale del Libro di Guadalajara a fine Novembre ha suscitato qualche controversia in Messico.

Un gruppo di scrittori e di intellettuali non ha gradito la sola inclusione di Israele alla Fiera, e hanno preteso il riconoscimento della Palestina.

Definendo Israele “uno stato ebraico fondamentalista in abiti da democrazia occidentale”, hanno invitato gli organizzatori del festival e creare un programma più eterogeneo.

Qadita, sito web sulla cultura e la letteratura araba, fa notare che, arrivata alla sua 27esima edizione, l’annuale Fiera Internazionale del Libro di Guadalajara è tra i più importanti eventi culturali dell’America Latina.

Gli intellettuali affermano che: “C’è un aspetto fondamentale che non può essere ignorato: lo Stato di Israele è una realtà etnica e settaria. Non è stato per tutti i suoi cittadini, ma uno stato esclusivamente per una parte dei suoi cittadini, gli ebrei.”

Tra i firmatari c’è anche il poeta argentino Juan Gelman, vicintore del Premio Cervantes, Hugo Gutierrez Vega, poeta, diplomatico ed accademico messicano, e Aline Pettersson, poetessa anch’essa messicana.

Tra i sostenitori c’è anche Pilar Calveiro, accademica argentina ed esperta della violenza politica del suo paese.

Israele “ospite d’onore”

Il sito web del festival afferma che “con Israele come ospite d’onore,” la fiera di quest’anno, che avrà luogo dal 30 Novembre all’8 Dicembre, “darà il benvenuto a tre personalità insignite di Premi Nobel - Ada Yonath, [il Presidente di Israele] Shimon Peres e Mario Vargas Llosa.”

E aggiunge: “l’incontro tra modernità, tradizione e sviluppo scientifico sarà il pilastro della partecipazione di Israele.”

Gli organizzatori del festival hanno dichiarato che “come ospite d’onore, Israele arriverà con una delegazione formata dai suoi migliori autori, accademici ed artisti, e il programma metterà in mostra l’innovazione, la ricchezza e la vitalità della cultura israeliana.”

Il festival includerà anche un’esibizione di “duplicati delle Pergamene del Mar Morto”, inestimabili artefatti del retaggio culturale palestinese, illegalmente depredati da Israele dai Territori Occupati dopo il 1967.

Questo invito è un colpaccio per Israele, costantemente classificato come uno dei più negativamente percepiti paesi al mondo.

I suoi sforzi propagandistici spesso sono finalizzati a riuscire a presentarsi come un paese di letterati, artisti e scienziati per nascondere il ladrocinio della terra, la colonizzazione e il regime di apartheid imposto su milioni di palestinesi.

Richiesta di integrazione.

Ma, come il giornale messicano La Jornada ha riportato il 28 Ottobre, dozzine di prominenti personalità del mondo della cultura hanno condannato il carattere discriminante di Israele e hanno richiesto un programma del festival più bilanciato.

Ecco una traduzione:

Un gruppo di accademici, intellettuali, scrittori, ex ambasciatori e professori ha avvertito che la presenza di Israele come ospite alla fiera Internazionale del Libro di Guadalajara non può essere separata dalla tragedia che [Israele] rappresenta per la Palestina.

Margit Frenk, Juan Gelman, Hugo Gutierrez Vega, Eduardo Mosches, Héctor Díaz Polanco, Aline Pettersson, Luis Tovar, Pedro Miguel e altri, affermano che la creazione dello Stato di Israele nel 1948, è avvenuta attraverso la risoluzione ONU 181, che divideva la Palestina – allora sotto Mandato Britannico – in due stati: uno arabo e uno ebraico.

Ciononostante, la politica del sionismo, come movimento nazionalista eurocentrico, dal momento in cui si è installata nei territori palestinesi, è risultata nella scelta del nuovo stato israeliano di scontrarsi con la maggioranza della popolazione locale, e non per la coesistenza con la gente nativa del luogo.

“C’è un aspetto fondamentale che non può essere ignorato: lo Stato di Israele è una realtà etnica e settaria. Non è stato di tutti i suoi cittadini, ma uno stato esclusivamente per una parte dei suoi cittadini, gli ebrei In questo senso, Israele può essere visto come uno stato fondamentalista ebraico nei panni di una democrazia occidentale”

La coesistenza pacifica dipende da un’ineluttabile decisione morale e politica: abbandonare la concezione coloniale ed espansionista dell’ideologia sionista. Tale decisione dovrebbe condurre al ritiro dell’esercito dai Territori Palestinesi, all’abbandono del mezzo milione di coloni ebrei che vivono in Cisgiordania di queste terre (o, nel caso in cui vogliano restare, di accettare di vivere sotto un governo palestinese) e all’immediata interruzione della costruzione di migliaia di unità abitative per i coloni ebrei nei Territori Palestinesi Occupati.

Vista questa realtà, noi consideriamo indispensabile che il Messico riconosca l’esistenza dei due Stati, e chiediamo sia indetta una tavola rotonda sulla questione Israele-Palestina in modo che la gente possa esprimere i propri differenti punti di vista. Questo aiuterebbe a fornire una conoscenza più eterogenea del paese che è stato invitato. E da questa conoscenza eterogenea, chiediamo che il prossimo paese ad essere invitato alla Fiera Internazionale del Libro sia la Palestina, con la presenza di scrittori, registi, musicisti e pittori.

A completare la lista dei firmatari ci sono Francesca Gargallo, Pedro Miguel, Marcos Límenes, Nestor Braunstein, Silvana Rabinovich, Octavio Rodríguez Araujo, Pilar Calveiro, Mauricio Schoijet, Horacio Cerutti, Saúl Ibargoyen, Teresa Guitián, Claudio Albertani, Jessica Beckerman.

La poesia non può insabbiare

L’appello non ha ricevuto un completo supporto. Lo storico messicano Humberto Musacchio, abituale giornalista filo israeliano, ha scritto il 4 Novembre sull’Excèlsior che è “legittimo” chiedere che la Palestina sia inclusa nel festival, ma ad un appuntamento successivo.

Altrimenti, teme, “Israele, abbastanza giustamente, si ritirerebbe dalla partecipazione alla Fiera se si cambiasse il programma all’ultimo minuto senza la sua consultazione.”

Ma Musacchio ha fortemente contestato il carattere “settario, dedito alla pulizia etnica” di Israele.

Affermando che queste dichiarazioni sono indifendibili, Musacchio ha accusato che esprimere “un’atteggiamento esclusivista o rilasciare dichiarazioni che non si adattano alla storia o alla verità, o che demonizzano una delle due parti, non contribuisce alla mutua comprensione tra le persone – né rafforza la causa palestinese.”

Sembra che Musacchio possa difendere Israele solamente negando ciò che sempre più persone al mondo vedono chiaramente: i palestinesi sono soggetti ad una brutale realtà colonialista.

Nessuna poesia o letteratura può insabbiare tutto questo.

 

 

Fonte: pacbi.org

Traduzione: BDS Italia