LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Il negozio Ecostream di Brighton ha chiuso dopo una campagna di due anni di manifestazioni, azioni dirette e di strada.

Questa mattina, Ecostream ha rilasciato la seguente dichiarazione: "SodaStream conferma che il negozio Ecostream, situato sulla Western Road a Brighton, è stato chiuso dall'inizio di questa settimana. Dopo il periodo di prova di due anni, l'azienda ha deciso di concentrare i propri sforzi commerciali su altri canali, in particolare sulle partnership di distribuzione al dettaglio."

La catena John Lewis ha inoltre informato oggi Corporate Watch che non terranno più in magazzino prodotti Sodastream. Secondo un funzionario Senior dell’ufficio stampa della John Lewis: “l’azienda [John Lewis, ndt] ha stoccato in magazzino prodotti Sodastream negli ultimi quattro anni, ma alla luce del calo delle vendite abbiamo preso la decisione di non immagazzinare più la gamma di prodotti sopracitata". Gli attivisti hanno manifestato più volte fuori dal negozio della John Lewis, chiedendo alla catena di interrompere il commercio della sua gamma Sodastream e ai consumatori di boicottarne i prodotti.

Il retroscena

Nel 2012, la compagnia israeliana Soda Club, che possiede il marchio registrato Sodastream, aprì un nuovo negozio chiamato Ecostream a Brighton, sulla Western Road.

Sodastream, produttore di apparecchi e ricambi per la preparazione di bevande gassate casalinghe, ha una fabbrica nella zona industriale colonica di Mishor Adumim. Mishor Adumim è una zona industriale adiacente al nucleo abitativo di Ma'ale Adumim, a est di Gerusalemme, nella Cisgiordania occupata da Israele.

Nel 2013, Corporate Watch effettuò delle interviste ai palestinesi beduini che erano appena stati allontanati forzosamente dale loro terre per fare spazio a Mishor Adumim. Uno di loro ci disse:

“Non ci è permesso avvicinarci a loro [gli stabilimenti]. Si sono presi i nostri mezzi di sussistenza per costruirli e noi siamo stati evacuati per permettere a loro di costruire le loro fabbriche. Dopo che le hanno costruite, non erano rimaste più risorse per noi per continuare a vivere. I guadagni sono nulla in confronto a ciò che è andato perduto. Hanno distrutto le nostre vite e poi hanno dato a pochi di noi un posto di lavoro. Non è niente.”

La campagna

Da quando il negozio è stato aperto, ci sono state fuori dalle sue porte manifestazioni settimanali o bisettimanali. Attivisti della Brighton and Hove Palestine Solidarity Campaign, della Brighton Jordan Valley Solidarity, della Jews for Boycotting Israeli Goods, e sindacalisti locali, studenti universitari provenienti da gruppi solidali con la Palestina ed altri si sono uniti insieme nel tentativo di far chiudere il negozio. Insieme ai picchetti settimanali, gli attivisti hanno anche colto l’opportunità di usare lo spazio fuori dal negozio per mettere in luce le quotidiane aggressioni contro i Palestinesi. Hanno raccontato alle persone delle demolizioni delle case per mano israeliana, dell’illegale Muro dell’Apartheid costruito su terra palestinese e dell’uso dei droni da parte di Israele per attaccare la gente di Gaza.

A Brighton, hanno avuto luogo marce di massa contro il negozio. Durante l’attacco israeliano a Gaza del 2012, un attivista si è incatenato ai cancelli del negozio obbligandoli a chiudere. La scorsa settimana, gli attivisti hanno srotolato un gigantesco striscione con la scritta “Palestina libera” sul muro di fronte al negozio.

Divenne presto chiaro che la pressione stava prendendo piede, e il negozio rimase in gran parte vuoto anche nelle più affollate giornate di shopping.

Le manifestazioni contro il negozio hanno portato l'Ambasciata Israeliana a contattare la polizia del Sussex, chiedendogli che fossero prese misure contro i manifestanti. Un gruppo chiamato Amici del Sussex di Israele (SFI) ha creato e portato avanti contro-picchetti ogni Sabato. I manifestanti sionisti e cristiani hanno regolarmente gridato insulti razziali a musulmani, attivisti palestinesi ed ebrei che contestavano il negozio. Hanno come al solito intonato canti su come non vi fosse "una cosa che si chiama Palestina" e chiamato attivisti ebrei "autolesionisti". Per farla breve, SFI ha usato tattiche bullesche per intimidire le persone che hanno partecipato alle manifestazioni. Le loro buffonate hanno causato il caos fuori dal negozio ogni fine settimana e hanno reso ancora meno probabile che le persone andassero lì a fare la spesa.

La chiusura del negozio Ecostream è una vittoria per il potere popolare contro una società che trae profitto dalla sofferenza umana e dimostra che il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro l'apartheid, il militarismo e l'occupazione israeliani sta continuando a prendere slancio.

La Campagna di Solidarietà con la Palestina di Brighton & Hove ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione:

"Questa campagna ha portato il messaggio delle violazioni dei diritti umani nella Palestina occupata alle persone di Brighton, e la loro risposta è stata fantastica. Hanno messo in chiaro che non vogliono che nella loro città si commercializzi un business che deriva dagli insediamenti illegali israeliani. La chiusura del cosiddetto “negozio di bandiera” di SodaStream nel Regno Unito a Brighton è solo uno dei passi di una campagna per mandare un chiaro messaggio al governo israeliano e alla comunità internazionale: che, a livello di base, le persone di coscienza stanno prendendo provvedimenti per costringere Israele a rispettare il diritto internazionale e per fare giustizia per il popolo palestinese. Avvisiamo gli altri rivenditori dei prodotti Sodastream in città che continueremo a portare alle persone di Brighton il messaggio su , a nome del popolo palestinese. Congratulazioni alle persone di Brighton e Hove, che possono dire quale sia la differenza tra etica e non etica ".

 

 

 

Fonte: corporateoccupation.org

Traduzione: BDS Italia