LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Calcio, telefonia, prodotti agricoli, gas: negli ultimi tempi la campagna internazionale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni ha ottenuto i primi risultati a favore dei palestinesi

Da anni i palestinesi e i sostenitori della loro causa dicono che l’unico modo per mettere fine all’occupazione illegale della Palestina è renderla troppo costosa per Israele. Oggi sta succedendo proprio questo grazie alla campagna internazionale Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds), che attraverso le pressioni economiche su Israele mira a ottenere il riconoscimento di alcuni diritti dei palestinesi.

Gli operatori di telecomunicazioni israeliani, per esempio, lavorano liberamente nei Territori occupati, dove forniscono servizi di telefonia mobile 3g e 4g. Israele, però, non permette alle aziende palestinesi di fare lo stesso. In seguito alle pressioni del movimento Bds in Egitto, il colosso della telefonia francese Orange ha messo in dubbio la possibilità di restare sul mercato israeliano, mentre l’azienda locale che detiene la licenza sul marchio Orange ha scoperto che le attività illegali nei Territori hanno un prezzo.

Le squadre di calcio delle colonie in Cisgiordania finora hanno giocato nel campionato israeliano senza preoccuparsi di violare le regole della Fifa. Ma, tutt’a un tratto, si sono trovate al centro di un dibattito internazionale che avrebbe potuto portare all’espulsione di Israele dall’organizzazione. Per il momento il paese ha ricevuto solo un cartellino giallo, ma una delegazione d’alto livello della Fifa continuerà a indagare e per Israele sarà impossibile negare che le cinque squadre sotto esame si trovano di fatto in un paese diverso.

I prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani sono da anni esportati in Europa con l’indicazione “Made in Israel”. Ma ora nuove direttive dell’Unione europea potrebbero costringere i produttori a cambiare le etichette, altrimenti le loro merci non potranno entrare nell’Unione. Anche il recente accordo che Israele ha raggiunto con la Giordania sulla vendita di gas si è scontrato con la forte opposizione degli attivisti giordani del movimento di boicottaggio. Il gruppo Bds Giordania ha lanciato inoltre la campagna intitolata Conosci l’origine per ostacolare i tentativi israeliani di vendere prodotti agricoli senza un’etichetta che ne indichi la provenienza.

Israele e i suoi sostenitori non restano con le mani in mano. Il miliardario statunitense Sheldon Adelson sta investendo grosse somme per contrastare il movimento Bds negli Stati Uniti, in particolare facendo pressioni a Washington.

Iniziative private

Le dichiarazioni del 3 giugno di Stéphane Richard, amministratore delegato della Orange, hanno colto gli israeliani impreparati. Non si aspettavano che un’importante azienda occidentale reagisse alla situazione nei Territori in seguito a una campagna di boicottaggio che ha raggiunto una difusione di massa. Tuttavia, pochi giorni dopo, il capo di Orange ha fatto dietrofront annunciando che il suo gruppo “resterà in Israele”. Forse gli israeliani riusciranno a rallentare o a contrastare gli sforzi del movimento Bds, ma pochi sono convinti di poterlo fermare.

Naturalmente tutto quello che è successo finora è il frutto dell’impegno di privati cittadini, non degli stati. Il presidente palestinese Abu Mazen e perfino il leader di Hamas Khaled Meshaal sostengono solo a parole la “lotta popolare”, i boicottaggi e le altri azioni nonviolente. Ma il problema è che Abu Mazen e il suo governo sono a tal punto sotto il controllo israeliano da non poter fare nessun passo importante in questa direzione. “Non sosteniamo il boicottaggio di Israele”, ha dichiarato Abu Mazen a un gruppo di giornalisti in Sudafrica. “Ma chiediamo di non comprare i prodotti degli insediamenti, perché si trovano nei nostri territori”. La differenza è sottile, ma importante. I sostenitori della campagna Bds non fanno distinzioni tra boicottare Israele o le colonie. Il boicottaggio degli insediamenti e dei loro prodotti è più facile da giustificare, ma gli attivisti del Bds ritengono che il toro vada preso per le corna. A parte i problemi interni, il movimento si rafforzerà in futuro soprattutto se il governo palestinese porterà avanti la denuncia contro Israele alla Corte penale internazionale (Cpi) per i crimini di guerra del 2014 nella Striscia di Gaza e per la costruzione di insediamenti illegali. Se un giorno la Cpi si esprimerà a favore della Palestina, la campagna che mira a sanzionare Israele a livello internazionale ne trarrà grandi vantaggi.

Fonte: Internazionale