LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Emendamenti alla Camera e al Senato USA attaccano il movimento BDS. Qualcosa di giusto deve essere stato fatto.

di David Palumbo-Liu

La maggior parte delle persone comprende bene come i politici utilizzino lo strumento dell'emendamento per infilare messaggi, apparentemente non collegati, ma politicamente potenti, a normative che sarebbero altrimenti innocue e di routine. Chi avrebbe mai immaginato che un ordinario disegno di legge sul commercio sarebbe stato utilizzato per assumere una posizione controversa e persino radicale sul conflitto israelo-palestinese e in particolare sul movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni)? Eppure, è esattamente quello che è successo.

Di recente, la Camera e il Senato degli Stati Uniti hanno inserito degli emendamenti simili tra loro all'interno del disegno di legge che autorizza i negoziati per il Commercio Transatlantico e la Partnership di Investimento (TTIP) con l'Europa; emendamenti che, con un semplice tratto di penna, tentano di rendere legali gli insediamenti israeliani, la cui illegalità è già stata sancita sia dalle Nazioni Unite sia dal diritto internazionale. Dall'altra parte, i suddetti emendamenti mirano a punire le aziende per avere rispettato proprio quelle leggi internazionali relative a misure in materia di protezione contro il colonialismo.

L'emendamento della Camera, promosso da Peter Roskam dell'Illinois e da Juan Vargas della California, dichiara che il "principale obiettivo della negoziazione degli Stati Uniti" includerebbe ora la volontà di ostacolare "quelle azioni di partner potenziali che direttamente o indirettamente pregiudicano o scoraggiano l'attività commerciale tra gli Stati Uniti e Israele" e anche "quelle azioni, politicamente motivate, di boicottare, disinvestire, o sanzionare Israele, nonché tutte quelle barriere, politicamente motivate, e non tariffarie, imposte su beni o servizi israeliani".

L'emendamento del Senato è simile a quello della Camera; è evidente che entrambi attacchino il crescente movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), che, nato nel 2005, rappresenta uno sforzo, del tutto legale e nonviolento, di onorare il diritto internazionale, le convenzioni sui diritti umani, e di rivendicare e tutelare i diritti dei palestinesi. Entrambi gli emendamenti tentano anche di cancellare la scomoda verità riguardante l'illegalità dell'occupazione e del commercio con le aziende israeliane in Cisgiordania.

Questi emendamenti cercano non solo di facilitare, ma anche di normalizzare il commercio con le aziende israeliane nei Territori Occupati e a Gerusalemme est, con il pretesto che tale commercio sia legittimo, in quanto inteso come in atto con lo stesso Stato di Israele. In questo modo, si cerca di nascondere l'effettiva illegalità dell'occupazione, sancita a livello internazionale, nonché l'illegalità specifica determinata dal fare affari con aziende localizzate nei Territori Occupati. Utilizzando la frase "in Israele o nei territori controllati da Israele", gli emendamenti fanno credere che si abbia a che fare con un'unica entità. E stranamente, come osserva J.J. Goldberg, la frase è "identica a quella utilizzata in una legge israeliana anti-boicottaggio, adottata dalla Knesset nel 2011 e approvata qualche giorno fa dall'Alta Corte di Giustizia di Israele, e volta a punire gli israeliani che adottino qualunque forma di boicottaggio".

All'interno dei singoli Stati, troviamo simili tentativi di eliminazione del BDS. Secondo quanto riportato da The Algemeiner Journal, in Tennessee, la Risoluzione del Senato n. 170 dichiara che il movimento BDS è "uno dei principali veicoli per diffondere l'antisemitismo e per sostenere l'eliminazione dello stato ebraico". Inoltre, la risoluzione afferma che il movimento BDS e i suoi obiettivi dichiarati sono "intrinsecamente antitetici e profondamente dannosi per la pace, la giustizia, l'uguaglianza, la democrazia e i diritti umani di tutti i popoli del Medio Oriente".

Se questa lingua ci suona familiare, è perché in effetti lo è: gli attacchi virulenti al BDS del Congresso e del Senato del Tennessee riprendono con precisione le parole di Benjamin Netanyahu. Nel 2014, in un discorso all'AIPAC, Netanyahu ha criticato il BDS non meno di 18 volte: "I tentativi di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni nei confronti di Israele, la democrazia più minacciata sulla terra, sono semplicemente l'ultimo capitolo della lunga e buia storia dell'antisemitismo. Chi indossa l'etichetta del BDS dovrebbe essere trattato allo stesso modo di come noi trattiamo ogni antisemita o bigotto. Dovrebbero essere smascherati e condannati". I commenti di Netanyahu provano con evidenza l'equazione ormai diffusa che viene fatta tra i critici delle politiche dello stato israeliano e gli antisemiti, allo scopo di concedere l'impunità a Israele per ragioni del tutto discutibili; per esempio, si potrebbe contestare l'affermazione che Israele sia la "democrazia più minacciata sulla terra", in considerazione anche delle dichiarazioni allarmistiche di Netanyahu in riferimento alle "masse" di "Arabi israeliani" che avrebbero votato alle ultime elezioni israeliane. Ora sappiamo quale sia in realtà per lui la più grande minaccia alla "democrazia", e non è di certo il BDS. Tutto a un tratto dunque, assistiamo alla cancellazione della distinzione tra Israele e le sue colonie, e tra le critiche allo Stato di Israele e l'antisemitismo. La domanda è, la gente si beve davvero tutto questo? E, se è così, per quanto tempo continuerà a farlo?

Lo stato dell'Indiana, seguendo l'esempio del Tennessee, ha emanato una propria risoluzione in condanna del BDS, in risposta al successo degli studenti dell'Istituto quacchero, Earlham College, che aveva approvato una mozione per il Disinvestimento da Israele; inoltre, il governo federale dell'Illinois ha approvato le seguenti misure anti-boicottaggio:

Secondo il Centro per i Diritti Costituzionali (CCR), alcune leggi del governo dell'Illinois, e nello specifico la n. 4011 della Camera e la n. 1761 del Senato, contengono una disposizione che obbliga i fondi pensione statali "a creare delle liste nere comprendenti le aziende che boicottano Israele a causa delle sue violazioni dei diritti umani, e a ritirare i loro investimenti da queste aziende". Questi provvedimenti sono stati approvati di recente sia alla Camera sia al Senato dell'Illinois.

Il centro per i diritti costituzionali afferma inoltre che è importante opporsi a queste normative "al fine di tutelare il diritto, sancito anche dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nell'ambito della libertà di opinione e dell'attività associativa, di adottare azioni di boicottaggio rientranti in un'azione collettiva volta alla tutela dei diritti umani".

È evidente come queste misure normative siano una risposta alle pressioni provenienti dagli studenti universitari, non solo degli Stati Uniti ma di tutto il mondo, e alle azioni di boicottaggio adottate da organizzazioni professionali e da sindacati. E nel momento in cui questi provvedimenti arrivano al voto, essi pongono i democratici e i liberali di fronte a un vero e proprio dilemma.

È da notare inoltre come dopo il controverso discorso di Netanyahu al Congresso, che segnò il suo allontanamento dalla gran parte dei leader democratici e dall'amministrazione Obama, e in seguito alle sue dichiarazioni elettorali sull'impossibilità di una soluzione a due stati sotto il suo governo, si è verificata una rottura all'interno della politica Americana in relazione ai rapporti, sino ad allora solidi, con Israele. Infatti, mentre i repubblicani rinforzano e aumentano il loro sostegno a Israele, i movimenti dal basso dei democratici iniziano a dividersi su questo tema. Tuttavia, gli emendamenti del Congresso mostrano come al livello della leadership democratica un vero cambiamento debba ancora verificarsi; infatti, i suddetti provvedimenti portano la firma dell'esponente democratico Vargas.

Ciononostante, mentre gli sforzi portati avanti nel Congresso testimoniano la potenza della lobby israeliana, fuori dai palazzi della politica emerge con evidenza la reale e tremenda efficacia del BDS (perché altrimenti dedicargli tutta questa attenzione?). È evidente che il BDS rappresenti la più potente e migliore alternativa alla diplomazia convenzionale, che per decenni si è dimostrata del tutto inefficace nell'affrontare i problemi delle innumerevoli violazioni israeliane del diritto internazionale e dei diritti umani. Non c'è dubbio che con Netanyahu al timone, ogni cambiamento dovrà provenire dall'esterno di Israele e tramite un consenso internazionale. Ed è proprio questo che Israele teme quando guarda ai successi del BDS.

In una dichiarazione rilasciata a Jewish Voice for Peace, il rabbino Joseph Berman ha osservato: "Una legislazione che come questa incoraggia a tutti gli effetti la costruzione di colonie illegali e che rafforza l'estrema destra israeliana, dimostra come il BDS sia davvero il mezzo più potente per sfidare l'impunità di Israele nei confronti dei diritti dei palestinesi. Invitiamo il Congresso a respingere questa normativa".

Questa è anche una battaglia che ha a che fare con la volontà politica dei democratici, e i leader democratici del Congresso si troveranno sempre più lontani da tutti i loro elettori non contenti di fornire supporto legislativo alla colonizzazione della Cisgiordania.

David Palumbo-Liu è professore della Louise Hewlett Nixon - Stanford University. Seguitelo su Twitter @palumboliu

Fonte: Salon

Traduzione di BDS Sardegna