Roma, 3 Dicembre 2010

PIZZAROTTI & C SPA
Via A. M. Adorni l
43100 Parma
Italia

 

Alla c.a. Dott. Paolo Pizzarotti

Oggetto: progetto “Al fast train Tel Aviv Jerusalem”

Egregio Dott. Pizzarotti,

ci rivolgiamo a Lei dopo aver ricevuto varie sollecitazioni da parte di associazioni israeliane impegnate nella difesa dei diritti umani e della soluzione pacifica e negoziata del conflitto che da oltre sessant’anni sta distruggendo la vita e le speranze di pacifica convivenza di israeliani e di palestinesi.

Lei stesso può visitare il sito internet israeliano Who Profits from the Occupation (www.whoprofits.org ) e trovare come notizia nei titoli della home page la denuncia del coinvolgimento della sua Società nel progetto di costruzione della TAV che collegherà Tel Aviv con Gerusalemme.

 

Seppur la nostra organizzazione è contraria ad ogni forma di boicottaggio, non può rinunciare a difendere principi e valori fissati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e dalle stesse Convenzioni e Risoluzioni che ne sono scaturite, definendo le regole della convivenza a cui tutte le Nazioni civili debbono attenersi, operando attivamente per l’affermazione della pace, della sicurezza e dello sviluppo.

Tali principi e valori sono stati assunti dal Consiglio d’Amministrazione della sua Società nel proprio Codice Etico (Cap 2. comma l) e sarebbero violati in modo esplicito ed incontestabile nel caso di coinvolgimento nei lavori di costruzione del nuovo tracciato, attraverso la società S.P.R., della cui proprietà la Pizzarottti SPA detiene il 50%.

Il tracciato della ferrovia attraverserà tre villaggi palestinesi, espropriando nuovi terreni alle famiglie palestinesi, con conseguente annessione degli stessi allo Stato d’Israele. Ciò viola le Risoluzioni delle Nazioni Unjte e gli Accordi di Pace di OsIo, che definiscono il territorio del futuro Stato palestinese, i confini precedenti alla Guerra del giugno del 1967, oltre a violare le Convenzioni di Ginevra sui doveri delle forze occupanti che non possono modificare o costruire insediamenti o qualsiasi opera infrastrutturale se non per stretti e diretti fini militari nei territori occupati.

Il problema dell’occupazione e dell’annessione del territorio palestinese allo Stato israeliano, come Lei ben saprà, è uno dei punti più delicati e controversi che rendono impossibile la soluzione del conflitto e per questa ragione vi è una alta sensibilità, attenzione e denuncia da parte della comunità internazionale nei confronti delle aziende israeliane ed internazionali che realizzano attività economiche approfittando del sistema di occupazione israeliana dei territori palestinesi all’interno della cosiddetta “linea verde”, che fissa il limite, internazionalmente riconosciuto, dello Stato d’lsraele.

La invitiamo quindi a riconsiderare che la partecipazione al progetto, dal momento in cui questo viola i diritti umani fondamentali e le Risoluzioni delle Nazioni Unite, mette a rischio l’immagine e la credibilità etica del suo Gruppo.

In attesa di ricevere un riscontro alla presente, le porgiamo i nostri cordiali saluti.

Nicoletta Rocchi
Dipartimento Internazionale
CGIL

Walter Schiavella
Segretario Generale
FILLEA