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Il movimento internazionale invita la popolazione dei Territori Palestinesi Occupati a non consumare i prodotti israeliani durante il mese di digiuno per i musulmani. E anche dopo. Il Marocco aderisce

[Scarica il volantino sul boicottaggio dei datteri israeliani in italiano]

Secondo la tradizione religiosa islamica la prima cosa da ingerire a sera, quando si rompe il digiuno nel mese di Ramadan, è un dattero. Tuttavia gli attivisti del Bds (Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni) nei confronti di Israele, esortano la popolazione a fare del Ramadan una occasione di resistenza all’occupazione militare, e, quindi, a non consumare datteri israeliani.

“Non lasciare che l’occupazione ti prepari l’Iftar” (la cena che rompe il digiuno), è lo slogan dei poster che stanno comparendo in tutta la Cisgiordania. Il momento più importante di chi non ingerisce nulla durante il Ramadan è l’Iftar, la cena che rompe il digiuno. Ed è diventata il centro della campagna “Ramadan Tov”, ovvero “felice Ramadan” in ebraico. L’obiettivo è chiaro: incoraggiare le famiglie palestinesi a boicottare i prodotti israeliani durante il mese sacro. E ovviamente a continuare a farlo anche dopo.

L’esportazione agricola è uno dei settori più redditizi del mercato israeliano, con la maggior parte della produzione legata ai paesi europei. Gran parte della produzione agricola esportata da Israele è coltivata in colonie israeliane sui territori della Palestina occupata, utilizzando l’acqua e altre risorse naturali delle terre palestinesi occupate. Lo sviluppo intensivo dell’agricoltura israeliana nei territori palestinesi occupati ha contribuito ai profitti delle colonie e dei coloni, a partire dall’installazione di attrezzature idriche, di colture e di compagnie di esportazione agricola.

Il rapporto “Who profits” riguarda le principali compagnie di esportazione agricola israeliane attualmente operanti nei territori occupati. Il rapporto mostra le gravi implicazioni di un’agricoltura unicamente israeliana nella Palestina occupata e nelle terre siriane

I punti seguenti sono le questioni più esaminate dal rapporto Who Profits:

- L’esportazione agricola di prodotti palestinesi: il protocollo di Parigi, l’allegato economico degli accordi di Oslo, permette alle compagnie israeliane di commercializzare ed esportare prodotti palestinesi, che è virtualmente proibito di esportare indipendentemente. Tali prodotti sono talvolta anche etichettati come prodotti di Israele ed esportati nel mondo con un guadagno trascurabile per i coltivatori palestinesi

- La produzione agricola israeliana nei territori occupati, soprattutto nella parte occupata della Valle del Giordano e nella zona del Mar Morto: in questa zona fertile l’agricoltura israeliana prospera a spese dei contadini palestinesi, a causa di sequestri di terre e distribuzione ineguale dell’acqua

- Il mercato dei datteri: i datteri costituiscono una delle maggiori produzioni agricole in Israele; la maggior parte dei datteri israeliani esportati sono coltivati nella Valle del Giordano occupata.

- La falsa etichettatura dei prodotti agricoli: i coloni israeliani e le compagnie di esportazione che operano nei territori palestinesi occupati spesso etichettano falsamente i loro prodotti come “Made in Israel”.

Le compagnie di esportazione agricola israeliane e internazionali sfruttano l’occupazione delle terre palestinesi e siriane a loro proprio vantaggio/profitto, intralciando e anche impedendo la sviluppo di un’agricoltura palestinese indipendente nei territori occupati.

Scarica il rapporto completo (in inglese).

Fonte: WhoProfits

Traduzione di Maria Chiara Tropea

Una campagna internazionale di boicottaggio dei prodotti israeliani provenienti dagli insediamenti si è rapidamente trasformata da un fastidio lontano in una dura realtà economica per gli agricoltori israeliani nella Valle del Giordano della Cisgiordania.

Il reddito dei produttori dei 21 insediamenti della vallata, il quale dipende dalle esportazioni, lo scorso anno è sceso di oltre il 14 per cento, o 29 milioni dollari, in gran parte perché le catene di supermercati europei, in particolare quelli in Gran Bretagna e in Scandinavia, evitano sempre di più peperoni, datteri, uva e erbe aromatiche dell’area, dicono i coloni.

"Il danno è enorme", ha detto David Elhayani, presidente del Consiglio regionale della Valle del Giordano, che rappresenta circa 7.000 coloni. "In effetti, oggi, quasi non vendiamo più al mercato europeo (occidentale)".

Una nota dell'organizzazione olandese per la Palestina DocP 

UdeA è un grossista che non solo si occupa di importazioni ed esportazioni, ma anche gestisce oltre 60 negozi alimentari biologici EKOPLAZA nei Paesi Bassi. Uno dei nostri contatti ci ha recentemente trasmesso una corrispondenza con UDEA sulla questione dei prodotti degli insediamenti nei negozi EKOPLAZA.

UDEA le ha scritto che “mentre EKOPLAZA ha un assortimento limitato di prodotti israeliani la nostra politica è quella di non commercializzare prodotti israeliani provenienti dai Territori palestinesi occupati. Per questo si richiede accordi scritti con i nostri fornitori”.

EkoPlaza ha successivamente confermato per iscritto alla DocP: "La risposta che abbiamo dato al nostro cliente è corretta e noi continuiamo ad applicare questa politica. Lavoriamo in conformità con la legislazione UE. Tuttavia, UDEA non ha alcun desiderio di entrare in ulteriori discussioni politiche, e quindi non siamo in grado di accogliere la sua richiesta per un ulteriore scambio di opinioni su questo tema. Vi ringraziamo per il vostro interesse e speriamo di avervi sufficientemente informati".

Così non solo le catene olandesi di Aldi, Hoogvliet, Jumbo e Hema non vendono più prodotti provenienti dagli insediamenti, ma anche EKOPLAZA ha deciso di boicottarli. Questa linea vitale per l’occupazione si sta lentamente disfacendo.

Fonte: DocP

Traduzione di BDS Italia

Pescatori e contadini lanciano il boicottaggio dei prodotti agricoli israeliani. Attraverso il blocco della Striscia, Israele rende l'economia gazawi dipendente dalla propria.

di Joe Catron* per The Electronic Intifada

Gaza City, 11 febbraio 2013, Nena News - Decine di contadini e pescatori palestinesi hanno protestato questa settimana nel porto di Gaza, lanciando numerose azioni in tutta la Striscia in sostegno al boicottaggio dei prodotti agricoli israeliani.

Tra gli eventi organizzati una marcia dei contadini, conclusa piantando alberi di ulivo vicino alla zona cuscinetto lungo il confine tra Israele e Gaza. La protesta, organizzata dall'Union of Agricultural Work Committee (UAWC) è parte della campagna globale dell'associazione, a cui partecipano altre organizzazioni agricole palestinesi e il Comitato palestinese del BDS (Boycott, Divestment and Sanctions). L'idea segue all'annuncio dello scorso 28 gennaio: la compagnia di importazione di frutta sudafricana, Karsten Farms, ha interrotto le relazioni commerciali con l'esportati e produttore israeliano Hadiklaim, compagnia che lavora con i prodotti delle colonie. Una vittoria che arriva un anno dopo la campagna del South Africa's Palestine Solidarity Alliance e del BDS South Africa.

Gennaio 2013

Agrexco è tornata in attività nell'ottobre 2011 con il nome di Agrexco Carmel Agricultural Export Company. L’azienda, di cui è proprietario il gruppo Bickel, esporta prodotti agricoli in Europa, America del Nord e Sud-est asiatico dal gennaio 2012.

Agrexco era la principale azienda di esportazione di prodotti agricoli israeliana fino alla cessazione di attività formale avvenuta nel settembre 2011. L'azienda ha quindi interrotto tutte le attività e molti dei coltivatori e delle ditte di confezionamento che esportavano i loro prodotti con Agrexco si sono rivolti ad altre aziende di esportazione, come Mehadrin.

Tuttavia, nell'ottobre 2011, Agrexco è tornata in attività, dopo essere stata acquistata dal business man israeliano Gideon Bickel, proprietario dell’azienda Bickel Flowers e di Bickel Group Export and Trade, un'azienda agricola di esportazione. Formalmente, c’è stata una fusione di Agrexco con il gruppo Bickel, con conservazione del marchio da parte di Agrexco che opera ora come "Agrexco Carmel Agricultural Export Company". La nuova Agrexco, che è ora una compagnia privata con ufficio principale nella città israeliana di Rishon Letzion, impiega 125 operai, di cui 80 provengono dalla vecchia compagnia Agrexco.

L'anno scorso è stato un anno turbolento per le esportazioni agricole israeliane. La società di esportazione agricola Agrexco è andata in bancarotta e i suoi diritti sono stati acquistati da Gideon Bickel (vedi precedente notizia) che ha poi costituito una nuova società sotto il nome di Agrexco Carmel, Società di Esportazione Agricola. "Il commercio è iniziato subito, fin dalla prima settimana del dicembre 2011", ha riferito Eli Nachmana, il nuovo direttore di gestione della società nordeuropea.

"Abbiamo rinnovato i contatti con i coltivatori che avevano già stipulato accordi con altre società di esportazione, così come abbiamo rinnovato i contatti commerciali con tutti i nostri clienti in Europa. Entro un brevissimo periodo di tempo, la Agrexco Carmel è stata in grado di offrire una vasta gamma di prodotti. Abbiamo, inoltre, avuto modo di constatare che molti produttori e clienti hanno sentito la nostra mancanza".

La nuova Carmel-Agrexco, che raccoglie l'esperienza della storica azienda di esportazione da Israele (vedi precedente notizia), ha siglato un accordo di distribuzione in esclusiva per il mercato italiano con la Spreafico Spa.

Le competenze sulla filiera ortofrutticola israeliana presenti nella Carmel-Agrexco, insieme alle capacità distributive della Spreafico, consentiranno una relazione diretta ed efficiente tra la ampia produzione israeliana ed il mercato italiano.

Spreafico, realtà leader nella filiera ortofrutticola nazionale, nel percorso di sviluppo delle proprie attività di distribuzione della migliore produzione italiana ed internazionale, si occuperà di proporre, all'interno della propria rete commerciale, la gamma di prodotti israeliani a marchio Carmel-Agrexco.

Contatti:

Spreafico S.p.A.
Via C. Lombroso, 54
20137 Milano
Tel.: +39 0341 453650
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Web: www.spreafico.net

Comunicato dell'azienda

Con il costante aumento nel corso degli ultimi anni della popolarità dei datteri, i coltivatori in Israele hanno sfruttato la crescita della domanda. Avvalendosi dell'ondata di popolarità, Mehadrin, uno dei più grandi produttori ed esportatori israeliani di prodotti agricoli, sta cercando di diventare il primo esportatore israeliano di datteri Medjoul.

"Questo è il primo anno che Mehadrin sarà il più grande esportatore di datteri Medjoul da Israele", ha detto Ofri Dimentman, manager del settore datteri per Mehadrin. Con l’esportazione stimata di oltre 3.000 tonnellate di datteri Medjoul in questa stagione, Dimentman ha attribuito all’aumento della domanda in tutto il mondo il fattore che ha contribuito al raggiungimento di questo traguardo.

"Negli ultimi due anni, la domanda di datteri Medjoul è cresciuta dal 10 al 15 per cento", ha detto. "Quindi non abbiamo avvertito nessun impatto dalla concorrenza da parte di altri produttori, come quelli californiani, perché la domanda in tutto il mondo è stata piuttosto buona." La robusta domanda ha consentito alla Mehadrin di ampliare il loro mercato a un livello veramente globale, ha osservato Dimentman, tanto che ora esportano in Francia, Regno Unito, Germania, Olanda, Svezia, Italia, Spagna, Australia, Cina, Stati Uniti, Brasile e Canada.

Avviata la procedura di liquidazione dell'esportatore di prodotti agricoli con l'obiettivo di essere gestita come un'"impresa in attività"

18 settembre 2011

Continuano i tentativi di vendere l'Agrexco, che è stata posta in liquidazione con l'obiettivo di essere gestita come un'"impresa in attività". Al momento circola la notizia che tre aziende sono interessate all'acquisto dell'esportatore di prodotti agricoli: C.A.L. Cargo Airlines di proprietà di Ofer Gilboa; l'imprenditore statunitense Aaron Frum, titolare di un'azienda americana di trasporti agricoli; e la società Bickel Flowers di Gideon Bickel.

Questa settimana, l'offerta migliore verrà presentata all Tribunale Distrettuale di Tel Aviv. Si crede che sarà un'offerta relativamente bassa dell'ordine appena di svariate decine di migliaia di shekel (NIS). L'anno scorso, Agrexco era stata valutata 600 milioni di NIS, nelle proposte di privatizzazione del governo . Le imprese che hanno proposto le offerte si sono incontrate nei giorni passati con i lavoratori, le banche e il curatore della liquidazione, avv.. Shlomo Nass, che sta esaminando le offerte.

Agrexco è controllata dal governo d'Israele (30.3%), mentre la Plants Production e Marketing Board (55.3%) e la Tnuva Food Industries Ltd. (11%) possiedono il resto delle azioni.

Fonte: Globes