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20 organizzazioni siciliane, tra sindacati, movimenti per l'acqua e società civile, scrivono al Presidente Crocetta, agli assessori Contraffatto e Cracolici ed al Presidente ARS Ardizzone

La Regione Sicilia ritiri il proprio patrocinio da Watec Italy Il Coordinamento Siciliano di solidarietà con il Popolo Palestinese ed il Forum Siciliano dei movimenti per l'Acqua ed i Beni Comuni, unitamente alle organizzazioni cofirmatarie sottoelencate, hanno chiesto al Presidente Crocetta di ritirare il patrocinio della Regione Sicilia a Watec Italy, la conferenza israeliana sull'acqua, che si terrà per la prima volta in Europa dal 21 al 23 settembre a Venezia, e che prevede la partecipazione di aziende coinvolte e che contribuiscono a violazioni del diritto internazionale. 

La richiesta di ritiro del patrocinio segue quella già inoltrata alla Commissione europea da circa 40 realtà sindacali, reti per i diritti umani ed all’acqua, gruppi ambientalisti provenienti da una dozzina di Paesi europei, tra cui il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, sostenendo che con la concessione del patrocinio la Commissione europea si pone in contrasto con la posizione ufficiale dell'Unione europea sugli insediamenti legittimando le attività illegali che calpestano diritti fondamentali, come l’accesso all’acqua. Infatti, come documentato da organizzazioni internazionali, agenzie dell’ONU e come si legge in un rapporto del Parlamento Europeo del gennaio 2016, Israele esercita un rigido controllo sulle risorse idriche palestinesi e ne nega l’accesso alla popolazione palestinese, determinando “profonde disuguaglianze” nell’accesso all’acqua tra israeliani, coloni, e palestinesi. 

English version

Circa 40 sindacati, reti per i diritti umani e all’acqua e gruppi ambientalisti provenienti da una dozzina di Paesi europei hanno inviato una lettera alla Commissione europea chiedendo il ritiro del patrocinio a Watec, il convegno e fiera israeliana sull’acqua che si terrà per la prima volta in Europa il 21-23 settembre a Venezia. (la lettera e la lista dei firmatari)

I firmatari della lettera fanno notare che il patrocinio della Commissione Europea arriva "in un momento in cui Israele sta tagliando l'acqua alle comunità palestinesi, lasciando decine di migliaia di persone senza accesso all'acqua durante il periodo più caldo dell'anno." Inoltre, a WATEC partecipano anche "aziende coinvolte in e che contribuiscono a violazioni del diritto internazionale".

Tra i firmatari della lettera ci sono il Forum Italiano dei Movimenti per l'AcquaRight2Water IrlandaEau Secours e l'Association des Consommateurs d'Eau de la Ville de Sète in Francia e l'Associazione per gli Studi Internazionali sull'acqua in Norvegia; i sindacati italiani FIOM-Cgil USB, che rappresentano rispettivamente 360,000 e 250,000 lavoratori, e il Sindacato degli Insegnanti della Grande Lisbona; l’associazione italiana ARCI, che conta un milione di iscritti, la coalizione di Ong belghe CNCD 11.11.11, le ONG italiane Cospe e Un ponte per ... e la Rete Ebrei contro l'occupazione, e Umanotera, la Fondazione slovena per lo sviluppo sostenibile.

La Commissione europea ha inoltre concesso a Watec il proprio patrocinio per le edizioni del 2013 e del 2015 a Tel Aviv, dove lo sponsor principale era Mekorot, la società idrica nazionale di Israele che si è appropriata delle risorse idriche palestinesi e fornisce servizi agli insediamenti, come documentato da Amnesty International. Altri sponsor e partecipanti includono l’Università di Ariel dell’omonima colonia, aziende che forniscono servizi agli insediamenti come Netafim, Tahal International Group, Hagihon, KKL/JNF così come Elbit Systems, uno dei principali produttori israeliani di armi e di sistemi di sorveglianza usati contro la popolazione palestinese e lungo il Muro di Israele.

Quattordici delle maggiori organizzazioni di coltivatori ed ambientalisti palestinesi hanno mandato un appello alla Coldiretti Veneto per chiedere che riveda la sua decisione di sponsorizzare e partecipare a Watec, convegno israeliano su questioni idriche che quest'anno si terrà dal 21 al 23 settembre a Venezia, per la prima volta in Europa. Tra i firmatari il Sindacato degli Agricoltori Palestinesi, la Rete delle ONG Ambientaliste Palestinesi e il Gruppo Idrologico Palestinese. [di seguito la traduzione della lettera, al link la versione originale]

A motivare la richiesta, il ruolo dell'industria idrica israeliana nelle gravi violazioni dei diritti umani e dei diritti relativi all'acqua” e la partecipazione a Watec di imprese che “svolgono un ruolo fondamentale nell’occupazione e nella colonizzazione” delle loro terre. Tra queste, Tahal Group International, il quale “costruisce impianti per il trattamento delle acqua reflue per le colonie israeliane”, e IOSight, “che conta tra i suoi principali clienti la compagnia statale israeliana Mekorot, nota per l’appropriazione delle risorse idriche palestinesi e per le forniture di acqua alle colonie, così come Hagihon, coinvolta negli impianti di trattamento delle acque reflue per le colonie”.

Nella lettera si sottolinea inoltre che proprio “nel controllo delle risorse idriche si manifesta una delle più evidenti violazioni del diritto internazionali legate all'occupazione illegale del nostro territorio” ad opera di Israele e delle colonie illegali in Cisgiordania, a Gerusalemme est e nel Golan, e dell'assedio israeliano contro Gaza.

Le organizzazioni palestinesi evidenziano come l'uso quasi esclusivo da parte di Israele e dei coloni dell'acqua causa gravissimi danni alle condizioni di vita ed alle attività agricole dei palestinesi. Denunciano ai loro colleghi italiani, infatti, che “questa estate in alcune zone della Cisgiordania la carenza di acqua ha obbligato molti allevatori palestinesi ad abbattere o vendere il proprio bestiame e molte coltivazioni sono state distrutte.” Nel 2009 la Banca Mondiale aveva stimato che il danno subito dall'agricoltura palestinese per la carenza di irrigazione può ammontare al 10% del PIL e alla perdita di 110.000 posti di lavoro. “Da allora la situazione non ha fatto altro che peggiorare”.

Durante la visita della delegazione del Movimento 5 Stelle in Israele e in Palestina, alcuni giornalisti italiani hanno chiesto quale fosse la loro posizione a proposito del memorandum d’intesa siglato tra ACEA S.p.A. e la Mekorot, società idrica nazionale di Israele. Il Movimento aveva presentato due interrogazioni, la prima presso il Consiglio Comunale di Roma nel dicembre 2013 e la seconda presso la Camera dei Deputati a gennaio 2014, a causa del coinvolgimento della Mekorot nella violazione dei diritti umani dei palestinesi e del diritto internazionale.[1]

La Mekorot, infatti, che mantiene almeno 40 pozzi nei Territori palestinesi occupati, sottrae illegalmente circa il 90% dell’acqua dalle falde palestinesi per fornirla alle colonie israeliane e rivenderla a caro prezzo agli stessi palestinesi. Così mentre i palestinesi non dispongono del minimo vitale di acqua e vedono inaridire le loro terra, alle colonie si assicura l’acqua anche per le piscine, come succede proprio in questi giorni.[2]

La campagna No all’Accordo Acea-Mekorot denuncia da anni il ruolo della Mekorot nell’appropriazione delle risorse idriche palestinesi, come documentato anche da organizzazioni internazionali, tra cui  Amnesty International e Human Rights Watch, e le conseguenti complicità dell’Acea.[3]

Mentre Acea firmava il memorandum con Mekorot, Vitens, il più grande fornitore di acqua potabile in Olanda, su indicazioni del proprio Ministero degli Esteri, poneva fine ad un analogo accordo, motivando la decisione con il proprio impegno a rispettare la legalità internazionale.[4]

Domenica 26 giugno il presidente della regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, insieme al sindaco di Pescara, si è recato in Israele per partecipare, nell'ambito di una missione di 3 giorni, ad una tavola rotonda con l'azienda israeliana Mekorot, azienda che gestisce le risorse idriche in Israele e nei territori occupati palestinesi. Per la Regione Abruzzo, come si evince da un quotidiano on line l'incontro é "un'occasione di confronto con lo Stato leader mondiale per la conservazione dell'acqua, per lo sviluppo e la commercializzazione delle cleantech technologies, per la desalinizzazione dell'acqua, nonché per il trattamento delle acque reflue con successiva depurazione e riutilizzo delle stesse per l'agricoltura e l'industria". Si è mancato di dire ovviamente che la Mekorot, attraverso la tecnologia dell’acqua e una spregiudicata politica aziendale ma anche con l’aiuto militare del proprio Stato , vuole accaparrarsi, in patria e fuori, la gestione/controllo delle fonti idriche in linea con i processi di privatizzazione globali del bene comune acqua. Ma non è tutto.

Non è stato detto che l'azienda israeliana Mekorot è il braccio dell'APARTHEID israeliana nei confronti dei palestinesi, poiché l'accesso all'acqua è un diritto per gli israeliani, ma strumento di oppressione nei confronti dei palestinesi.

Le falde acquifere dalle quali la Mekorot estrae l'acqua da destinare alle colonie illegali israeliane e ai palestinesi sono nei territori palestinesi, ma a questi ultimi l'acqua viene rIvenduta ad un prezzo 4 volte superiore a quello che pagano gli israeliani. Il consumo pro capite degli israeliani è inoltre 5 volte maggiore rispetto a quello dei palestinesi, questo anche perché, proprio l'azienda Mekorot interrompe soprattutto d'estate la fornitura di acqua ai palestinesi per riempire le piscine situate nelle colonie illegali israeliane e irrigare i campi all'interno delle stesse.

Firma la petizione del Comitato milanese acqua pubblica contro l'accordo MM - Mekorot

MM, società pubblica che gestisce il servizio idrico della nostra città, ha firmato nei giorni scorsi un accordo di collaborazione con Mekorot, società nazionale per le risorse idriche di Israele.

Questa società è oggetto di una campagna internazionale di boicottaggio per violazione dei diritti umani.

Mekorot infatti sottrae l'acqua alle falde palestinesi per poi fornirla alle colonie israeliane; nei territori occupati nega l'accesso diretto all'acqua ai palestinesi e la vende loro a prezzi proibitivi.

Anche l'Unione Europea ha denunciato come inaccettabile l'azione delle aziende israeliane che operano nei territori occupati nel disprezzo di tutte le risoluzioni ONU al riguardo.

Nel 2014 una multiutility italiana che opera anche nel settore idrico, la Acea, ha sottoscritto un analogo accordo con Mekorot, stigmatizzato da molte organizzazioni che si occupano di diritti umani e contro il quale sono state raccolte migliaia di firme.

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Incontro dei movimenti dell'acqua da Lazio, Campania e Toscana sotto la sede della società. Consegnata lettera agli azionisti.

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La giornata del 23 aprile è iniziata con un volantinaggio degli attivisti di Diritto alla Città all’assemblea dei soci dell’Acea, consegnando agli azionisti una lettera per denunciare l'espansione della multi-utility nel Centro-Sud Italia, una gigantesca opera di fusione, che altro non è che una "vecchia" privatizzazione con un nome nuovo. La lettera ricordava inoltre che i dividendi promessi per quest'anno si nutrono dell’acqua che viene sottratta ai cittadini.

Ha destato sconcerto la risposta del presidente dell’Acea Ato2, Paolo Saccani, che agli slogan “No a profitti sull’acqua” e “Diritto all’acqua”, ha dichiarato di “pensarla in modi diverso”. Acea Ato2, posseduta da Acea S.p.A. al 99,9%, vìola, infatti, ogni giorno questo diritto stato sancito dall'ONU, effettuando migliaia di distacchi idrici, mentre arrivano bollette sempre più salate che frutteranno ad Acea più di 50 milioni di euro di incasso nel solo 2015.

Mentre i soci Acea stavano chiusi a discutere di profitti in una sede lontana e blindata, si è svolta una partecipatissima assemblea pubblica del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua sotto la sede principale dell’Acea con la presenza di lavoratori dell’Acea e di Publiacqua di Firenze, di amministratori locali e comitati del Lazio, Toscana e Campania, e di cittadini che hanno sperimentato in prima persona il distacco dell’acqua. Si è parlato della qualità del servizio e degli investimenti, della tutela della risorsa idrica e dell'ambiente, della garanzia del diritto all'acqua violato quotidianamente dagli aumenti tariffari e dai distacchi.

Uscendo dai confini nazionali, è stato ricordato l’accordo dell’Acea con la Mekorot, società idrica israeliana che si è macchiata di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani, sottraendo acqua illegalmente dalle falde palestinesi per fornirla alle colonie israeliane. Diverse aziende nel mondo hanno già interrotto le loro collaborazioni con la Mekorot, ma Acea S.p.A. non sembra sensibile alle violazioni di diritti umani.

L’organizzazione internazionale per i diritti umani Human Rights Watch (HRW) ha pubblicato un nuovo rapporto sul lavoro minorile palestinese nelle colonie israeliane in Cisgiordania. Nel rapporto, Ripe for Abuse (Maturi per gli Abusi), HRW documenta casi di minori palestinesi, anche di 11 anni, che lavorano in condizioni vietate dal diritto internazionale.

I minori palestinesi lavorano in genere 8 ore al giorno per 6-7 giorni alla settimana, per una paga che in media è meno della metà della paga minima obbligatoria per la legge israeliana. Trattano pesticidi e sostanze chimiche di cui, sempre per la legge israeliana, è vietato l’uso da parte di minori e che sono del tutto vietate nell’UE perché dannose per la salute. Portano carichi pesanti, utilizzano macchine pericolose e lavorano a temperature molte alte nelle serre. Non hanno l’assicurazione sanitaria e sono costretti a pagare autonomamente le spese mediche per infortuni e malattie contratte sul lavoro.

Due imprese francesi si ritirano dalla costruzione della funivia a Gerusalemme. In Italia, la Pizzarotti e l’Acea hanno collaborazioni in attività presenti nei Territori palestinesi occupati e il governo tace.

A fine marzo, due imprese francesi, la Safege, filiale della Suez Environnement, e la Poma, si sono ritirate dal progetto per la costruzione della funivia che, in violazione del diritto internazionale, collegherebbe a Gerusalemme insediamenti illegali di Israele. A seguito di un recente richiamo da parte dei Ministeri francesi della Finanza e degli Esteri circa i rischi a cui potrebbero essere esposte per violazione del diritto, le due imprese hanno annunciato il loro ritiro.[1]

Nell’estate 2014, in un'azione coordinata, 19 stati membri dell’Unione europea, tra cui Francia e anche Italia, hanno pubblicamente messo in guardia le imprese sui rischi economici, legali e di credibilità in cui sarebbero incorse causa attività condotte negli insediamenti israeliani in Cisgiordania, a Gerusalemme Est e nelle alture del Golan.

L’allora Ministro degli Esteri, Federica Mogherini, attuale capo della diplomazia UE, aveva dichiarato che l’avviso pubblicato dall’Italia era “in sintonia con altri Paesi europei”.[2] Tuttavia, a differenza di altri governi europei, il governo italiano non ha mai preso misure nei confronti delle imprese italiane che fanno affari con l’occupazione israeliana.

Da oggi prende il via il viaggio in Palestina e Israele della delegazione incentrata sulla tematica "acqua" nell'ambito del progetto Beyond Walls (www.beyondwalls.net) del Servizio Civile Internazionale, in partenariato con i Comitati palestinesi di resistenza nonviolenta (PSCC) e l'associazione israeliana ActiveVision. La delegazione si compone di attivisti/e del Forum italiano dei Movimenti per l'acqua Bene Comune e della campagna contro l'accordo tra l’ACEA di Roma e la società idrica nazionale israeliana Mekorot. Nei prossimi giorni incontreremo esponenti della società civile israeliana e palestinese per denunciare e documentare il ruolo giocato dal controllo delle risorse idriche nelle politiche israeliane di occupazione e apartheid, per ribadire che l'acqua è un bene comune e l'accesso a questa deve essere garantito a tutti e tutte.

Arriviamo quando ancora si percepiscono gli effetti drammatici dell'operazione "Margine Protettivo" contro la popolazione di Gaza che, con le sue migliaia di morti ha confermato la volontà di Israele di non modificare lo status della Striscia, continuando a gestirla come una prigione a cielo aperto. Intanto nell'altro spicchio dei Territori Palestinesi, in Cisgiordania, Israele continua a costruire insediamenti contro ogni risoluzione internazionale e a portare avanti le più becere politiche di apartheid. Per questo, lungo il nostro viaggio, porteremo la solidarietà alla resistenza della società civile palestinese e agli attivisti israeliani impegnati contro l'occupazione, punteremo a rafforzare i rapporti con i movimenti di resistenza, denunceremo e riporteremo tutto quello che saremo in grado di testimoniare durante i giorni che passeremo in Cisgiordania ed Israele.

Per seguire la delegazione sul web:

www.sci-italia.it

www.acquabenecomune.org

www.dinamopress.it

http://bdsitalia.org/no-mekorot

Hashtag #Water4Palestine