LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

 

L’unione, che associa in tutto 140 partiti politici, compreso il Partito Socialista Italiano, chiede di attivare campagne per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) nei confronti dell’occupazione e dell’Apartheid di Israele

Il Consiglio dell'Internazionale socialista ha invitato i governi e la società civile di impegnarsi in campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) "finché Israele continua la sua politica di occupazione e di apartheid contro il popolo palestinese". (testo integrale di seguito in italiano, in spagnolo e francese)

Nella dichiarazione adottata dal Consiglio, tenutasi alle Nazioni Unite a Ginevra dal 26 al 27 giugno, l’Internazionale Socialista chiede inoltre "un embargo totale su tutte le forme di commercio e cooperazione militare" con Israele.

L’Internazionale Socialista raggruppa 140 partiti politici, compresi il Partito Socialista Italiano e 35 partiti al governo, tra cui in Spagna, Portogallo, Lussemburgo, Sudafrica e Argentina. È il più significativo appello per sanzioni nei confronti di Israele da quando è stato lanciato il movimento BDS dalla società civile palestinese nel 2005.

Già al Consiglio del 2016, l’Internazionale Socialista aveva riconosciuto che "il movimento nonviolento BDS esercita pressione sull'occupazione israeliana".

L’Internazionale Socialista esprime inoltre solidarietà con le forze progressiste israeliane e palestinesi, "tra cui i difensori dei diritti umani e le organizzazioni della società civile che sono state vittime di una feroce campagna del governo israeliano". Condanna con fermezza "l'approvazione da parte di Israele delle leggi razziste, inclusa la legge sulla cittadinanza", ed ha espresso la sua solidarietà con i cittadini palestinesi di Israele che "continuano a vivere sotto un sistema di discriminazione istituzionalizzata".

La dichiarazione dell’Internazionale Socialista arriva mentre le ruspe israeliane giungono alla località beduina di Khan al-Ahmar in Cisgiordania, dove Israele minaccia la demolizione del villaggio, compresa la "scuola di gomme" costruita dall’Ong Vento di Terra e finanziata anche dall’Agenzia Italiana per lo Sviluppo e la Cooperazione. La demolizione e il trasferimento forzato dei suoi abitanti per far spazio all’espansione delle colonie illegali limitrofe sono stati denunciati come "crimine di guerra" da parte di Amnesty International e condannati dall’ONU e dall’Unione europea.

BDS Italia si congratula con l’Internazionale Socialista e con il Partito Socialista Italiano per il riconoscimento dei diritti di tutta la popolazione palestinese e, in particolare, per l’appello a misure concrete perché Israele si prenda le responsabilità del suo decennale regime di occupazione militare e apartheid. Chiediamo al PSI di impegnarsi per l’interruzione del commercio e della cooperazione militare tra l’Italia e Israele dopo la strage di oltre 130 manifestanti disarmati a Gaza in queste settimane, come già chiesta dai comuni di Bologna e Firenze.

BDS Italia
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BDS Italia è un movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro l'occupazione e l'apartheid israeliane, costituito da associazioni e gruppi in tutta Italia che hanno aderito all'appello della società civile palestinese del 2005 e promuovono campagne e iniziative BDS a livello nazionale e locale. Il movimento BDS sostiene la parità di diritti per tutte e tutti e perciò si oppone ad ogni forma di razzismo, fascismo, sessismo, antisemitismo, islamofobia, discriminazione etnica e religiosa.


 

Riunione del Consiglio dell'Internazionale socialista
Nazioni Unite, Ginevra, 26-27 giugno 2018
DICHIARAZIONE sulla questione palestinese

Originale in inglese 

Il Consiglio dell'Internazionale Socialista (SI), riunito alle Nazioni Unite a Ginevra, il 26-27 giugno 2018, ha affrontato il tema della pace e della sicurezza internazionale e ha riflettuto sulle prospettive di pace in Medio Oriente, - richiamando le sue precedenti dichiarazioni della SI, in particolare i Consigli SI di New York nel giugno 2010, a Istanbul nel novembre 2013, a Ginevra nel dicembre 2014, a New York nel Luglio 2015, ed a Ginevra nel luglio 2016:

Il Consiglio:

Riafferma il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione, incluso il diritto ad un proprio stato indipendente della Palestina all’interno dei confini del giugno 1967, con Gerusalemme Est come sua capitale, e ribadisce il proprio impegno, conformemente al diritto internazionale, a porre fine totale alla Occupazione israeliana dello stato Palestinese iniziata nel 1967,  per raggiungere la soluzione a due stati, intesi come due Stati sovrani e democratici per tutti i loro cittadini e una giusta soluzione alla questione dei profughi palestinesi sulla base della risoluzione 194 delle Nazioni Unite;

Dopo più di 25 anni di insuccessi per raggiungere la pace attraverso il processo di pace bilaterale, crediamo

che sia giunto il momento per la comunità internazionale di assumersi (collettivamente) le proprie responsabilità in base al diritto internazionale per porre fine all'occupazione dello Stato Palestinese e a tutti gli impedimenti all'esercizio da parte del popolo palestinese del proprio diritto all'autodeterminazione;

Ricordando la nostra dichiarazione del Consiglio di Atene del 2011 sul Medio Oriente, in cui chiedemmo  il riconoscimento dello Stato di Palestina, i membri della SI ribadiscono il loro impegno a:

  1. Sostenere il riconoscimento incondizionato e immediato dello Stato di Palestina nei confini del 4 giugno 1967 con Gerusalemme Est come sua capitale.
     
  2. Sostenere un maggior ruolo internazionale attraverso una conferenza internazionale che comprenderà vari attori internazionali di diverse regioni al fine di promuovere una pace giusta e duratura, basata sul diritto internazionale, per Israele e Palestina, compresa la cessazione completa dell'occupazione iniziata nel 1967;
     
  3. Sostenere la cessazione totale di tutte le attività di colonizzazione, anche a Gerusalemme Est, la fine immediata della distruzione delle case e della deportazione dei palestinesi e porre fine a tutte le forme di discriminazione razziale e di apartheid;
     
  4. Incoraggiare l'approccio non-violento a tutti i livelli e da tutte le parti e richiedere l'immediata cessazione di tutte le forme di violenza da parte della potenza occupante e dei coloni israeliani contro  la resistenza non-violenta dei palestinesi;
     
  5. Chiediamo l'immediato rilascio di tutti i prigionieri palestinesi, in particolare dei membri eletti del Consiglio legislativo palestinese, dei minori e dei detenuti amministrativi;
     
  6. Dall'ultima dichiarazione della SI dell'aprile 2018, il numero di civili palestinesi attaccati dalle Forze di Occupazione di Israele è aumentate drasticamente con oltre 130 palestinesi disarmati uccisi, e oltre 6.000 feriti, compresi bambini, giornalisti, paramedici di primo soccorso, donne e uomini. Il Consiglio vivamente condanna il blocco illegale della Striscia di Gaza da parte di Israele, nonché l'uso di armi letali da parte delle Forze militari israeliane contro pacifici manifestanti non-violenti, e chiede al governo israeliano di togliere immediatamente l'assedio alla Striscia di Gaza e permettere il libero movimento alla gente. La SI conferma il proprio sostegno alla risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (A / ES-10 / L.23) che richiede di "garantire la sicurezza e la protezione della popolazione civile palestinese nei Territori Palestinesi Occupati, compresa la Striscia di Gaza”.
     
  7. Chiede a tutti i governi e alle organizzazioni della società civile di attivare il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS) contro l'occupazione israeliana, tutte le istituzioni di occupazione e gli insediamenti illegali israeliani compreso l'embargo totale di tutte le forme di commercio e cooperazione militare con Israele finché questo continua la sua politica di occupazione e di apartheid contro il popolo palestinese.
     
  8. Il Consiglio della SI chiede inoltre all'amministrazione statunitense di riconsiderare le sue posizioni sbilanciate a favore di Israele, compreso il trasferimento della propria ambasciata a Gerusalemme. Ci rammarichiamo per la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dal Consiglio per i Diritti Umani, come aveva fatto in precedenza dall'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e dall’UNESCO.
     
  9. Il Consiglio della SI vuole ribadire la sua solidarietà con le forze progressiste in Israele e in Palestina, inclusi i difensori dei diritti umani e le organizzazioni della società civile che sono stati vittime di una feroce campagna del governo israeliano. Allo stesso tempo, il Consiglio esprime la sua solidarietà ai cittadini palestinesi in Israele che continuano a vivere sotto un sistema di discriminazione istituzionalizzata e condanna fortemente l’approvazione di leggi razziste, inclusa la Legge sulla Cittadinanza.