La cantante statunitense non si esibirà a Tel Aviv, dopo le forti pressioni della campagna Bds e la rivisitazione della canzone che ha reso famosa l’artista.

“Killing me softly with your bombs, killing me softly with your wars”. Il messaggio inviato dal Comitato palestinese di Boicottaggio sotto forma di canzone ha convinto Lauryn Hill: la cantante R&B statunitense, ex voce dei Fugees, ha deciso di cancellare il concerto previsto per questo giovedì a Tel Aviv.

“Quando abbiamo deciso di suonare nella regione, la mia intenzione era di esibirmi sia a Tel Aviv che a Ramallah – ha scritto ieri la cantante sul suo sito web – Organizzare un concerto nei Territori Palestinesi e allo stesso tempo in Israele si è dimostrato una sfida”. Alla fine hanno prevalso le pressioni della campagna di boicottaggio culturale di Israele: “Ho deciso di cancellare la mia performance in Israele e tentare una diversa strategia per portare la mia musica a TUTTI i fan nella regione. Volevo essere una presenza che sostiene la giustizia e la pace”.

Una vittoria del Bds che si aggiunge alle tante conquistate in questi anni e che stanno facendo preoccupare non poco l’establishment politico israeliano. Tanto in ansia da approvare una legge – confermata due settimane fa dalla Corte Suprema israeliana – che vieta ogni forma di boicottaggio e incitamento al boicottaggio, pena multe salatissime per individui e organizzazioni e la perdita di eventuali sussidi statali. La legge è stata duramente criticata dalle associazioni per i diritti umani israeliane che la definiscono un’aperta violazione del diritto d’espressione. Come spesso accaduto, Tel Aviv ha giustificato la norma come un modo per preservare gli interessi nazionali: per mostrare al mondo un’immagine democratica, Israele spende ogni anno milioni di dollari.

In questo caso non sono serviti: la lunga campagna per convincere la Hill a non esibirsi in Israele ha avuto effetto. Sono stati decine di migliaia i firmatari della petizione diretta alla cantante che chiedevano di cancellare lo show: “La presenza di artisti è usata frequentemente da Israele per legittimare le proprie politiche e mantenere la sua reputazione come membro normale della comunità internazionale”, aveva scritto la Us Campaign to End the Israeli Occupation.

Alle pressioni negli Stati Uniti si sono aggiunte quelle del movimento Bds che ha lanciato una campagna di vasta scala, fatta di video YouTube e l’hashtag Twitter #KillingMeSoftly, che riprende il nome della canzone che rese famosa la Hill negli anni ’90. Stavolta però nessuna storia d’amore: “uccidimi dolcemente” è diventato lo slogan di una canzone cantata da attivisti palestinesi sullo sfondo della distruzione di Gaza e delle operazioni militari israeliane nei Territori.

“Esibirsi in Israele oggi è l’equivalente di esibirsi a Sun City, in Sud Africa, durante l’apartheid – aveva scritto in una lettera indirizzata all’artista il Pacbi (Palestinian Campaign for Cultural Boycott of Israel) – Come donna afroamericana e artista coscienziosa chiediamo di non permettere che il tuo nome sia usato per coprire i crimini israeliani”.

Il nome della Hill si aggiunge così alla lunga lista di artisti che in questi ultimi anni hanno rifiutato di esibirsi in Israele, da Sinead O’Connor a Elvis Costello, da Carlos Santana a Roger Water, da Moddi a Gil Scott-Heron. In altri casi il Bds non ha riscosso lo stesso successo: l’appello lanciato da Water a Robbie Williams (che si è esibito il 2 maggio a Tel Aviv) è rimasto inascoltato, come quello mosso ai Rolling Stones.

Fonte: Nena News