Pescatori e contadini lanciano il boicottaggio dei prodotti agricoli israeliani. Attraverso il blocco della Striscia, Israele rende l'economia gazawi dipendente dalla propria.

di Joe Catron* per The Electronic Intifada

Gaza City, 11 febbraio 2013, Nena News - Decine di contadini e pescatori palestinesi hanno protestato questa settimana nel porto di Gaza, lanciando numerose azioni in tutta la Striscia in sostegno al boicottaggio dei prodotti agricoli israeliani.

Tra gli eventi organizzati una marcia dei contadini, conclusa piantando alberi di ulivo vicino alla zona cuscinetto lungo il confine tra Israele e Gaza. La protesta, organizzata dall'Union of Agricultural Work Committee (UAWC) è parte della campagna globale dell'associazione, a cui partecipano altre organizzazioni agricole palestinesi e il Comitato palestinese del BDS (Boycott, Divestment and Sanctions). L'idea segue all'annuncio dello scorso 28 gennaio: la compagnia di importazione di frutta sudafricana, Karsten Farms, ha interrotto le relazioni commerciali con l'esportati e produttore israeliano Hadiklaim, compagnia che lavora con i prodotti delle colonie. Una vittoria che arriva un anno dopo la campagna del South Africa's Palestine Solidarity Alliance e del BDS South Africa.

"Dobbiamo boicottare l'agricoltura israeliana perché questi prodotti sostengono le colonie e l'assedio, mentre noi non possiamo esportare al di fuori della Striscia di Gaza - spiega Mourad Qidah, contadino di Khuzaa, dopo la manifestazione al porto - Dobbiamo sostenere i nostri prodotti".

"Sono in pericolo"

Israele impone dure restrizioni all'importazione e all'esportazione a Gaza, riempiendo il mercato locale con i propri prodotti agricoli e altri beni e impedendo a tutti i prodotti palestinesi di uscire dalla Striscia.Nel 2012, 131.997 camion di cibo e prodotti agricoli sono entrati nella Striscia di Gaza attraverso i checkpoint controllati da Israele, Allo stesso tempo, i palestinesi sono stati in grado di portare fuori solo 731 camion, secondo i dati forniti dall'agenzia Onu OCHA.

"Sette anni fa, potevo spedire i miei beni ovunque - racconta il pescatore Wajih Ahmed Hammad - Da quando è stato imposto il blocco, le mie entrate sono crollate. Oggi la situazione per la mia famiglia è pessima. Abbiamo molti debiti e sono in pericolo ogni volta che vado a lavorare".

Dopo il cessate il fuoco del 21 novembre firmato con i gruppi di resistenza palestinesi, Israele ha parzialmente alleggerito le restrizioni via terra e via mare, permettendo ai pescatori di raggiungere le sei miglia nautiche dalla costa e ai contadini - ma solo in piccoli gruppi e senza mezzi agricoli - di avvicinarsi fino a 50 metri dalla barriera di separazione al confine con Israele.

Prima chiunque si avventurasse oltre le tre miglia nautiche dalla costa di Gaza, o più vicino di 300 metri dal confine di terra, subiva la reazione militare e violenta dell'esercito israeliano. Ma gli attacchi militari contro contadini e pescatori continuano nonostante l'accordo: "Contadini e pescatori soffrono molto a causa del blocco israeliano e delle incursioni via mare e lungo il confine di terra - continua Qidah - Nessuno di noi può lavorare liberamente".

A gennaio 2013, il Palestinian Center for Human Rights (PCHR) di Gaza ha documentato dodici attacchi contro i pescatori da parte della navi da guerra israeliani. Due civili sono stati uccisi e dieci feriti dal fuoco israeliano lungo la barriera di separazione. Tra loro una bambina di due anni ferita il 19 gennaio quando le truppe israeliane hanno sparato contro le terre agricole a Est di Wadi Al-Salqa.

Attacchi senza sosta

"Gli attacchi continuano, nonostante gli sforzi per implementare il cessate il fuoco - spiega Khalil Shaheen, direttore dell'unità per i diritti economici e sociali del PCHR - Le massive violazioni israeliane dei diritti umani palestinesi proseguono senza sosta".

"Boicottare l'agricoltura israeliana è importante per noi perché le forze di occupazione tentano, da lungo tempo, di distruggere l'agricoltura palestinese nella Striscia di Gaza", aggiunge Sa'ad Eddin Sha'ban Ziada di UAWC. Come coordinatore dei comitati di UAWC a Gaza, Ziada lavora con i gruppi locali di contadini e pescatori in tutta la Striscia.

"L'obiettivo israeliano è rendere il mercato palestinese dipendente dai prodotti israeliani, specialmente nel settore agricolo - spiega Ziada - Ecco perché insistono nella distruzione di terre palestinesi".

E in riferimento agli eventi della scorsa settimana, aggiunge: "Il nostro scopo è fare appello alla gente libera di tutto il mondo perché chieda che l'occupazione israeliana ponga fine alle politiche contro i palestinesi e perché chieda al proprio governo, nel proprio Paese, di cambiare il modo di rapportarsi con l'occupazione israeliana in terra palestinese. Vogliamo costringere Israele a rispettare i diritti umani dei palestinesi".

*Joe Catron è un attivista statunitense residente a Gaza. Lavora con UAWC e altri gruppi palestinesi e network internazionali di solidarietà. Il suo blog: joecatron.wordpress.com

Fonte: Electronic Intifada

Traduzione a cura di Nena News