Il movimento di Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni (BDS) aderisce all’appello dei lavoratori portuali aderenti al CALP di Genova “Mobilitazione contro le guerre e per la pace tra i popoli e tra gli oppressi” e conferma la presenza alla manifestazione indetta per il 25 febbraio.

I governi italiani, adattandosi alle decisioni prese altrove e calpestando la Costituzione che ripudia la guerra come soluzione di conflitti, stanno coinvolgendo il paese in un conflitto armato pericoloso che sta scivolando verso lo scontro fra potenze nucleari. Ad un anno dall’inizio delle ostilità tra la Federazione Russa e l’Ucraina, armata e sostenuta dalla NATO, non si vedono seri tentativi di mediazione che portino a negoziati tra le parti per arrivare ad una pace giusta. Si assiste invece ad una corsa progressiva a fornire sempre più potenti e letali sistemi d’arma per prolungare la guerra per più tempo possibile, con altre migliaia di vittime civili, devastazioni, distruzioni.

I lavoratori portuali si sono già opposti in passato a traffici di armi in transito in Italia e illegalmente destinate a paesi coinvolti in conflitti, tra gli altri nel 2014 la Libia, nel 2019 l’Arabia Saudita, e nel 2021 contro la compagnia israeliana ZIM, che portava rifornimenti di armi a Israele durante l’ennesima aggressione contro Gaza.

In riconoscimento della loro lotta contro il passaggio e il commercio di armi attraverso lo scalo genovese, CALP e USB sono stati insigniti del premio Lifetime Organizational War Abolisher 2022 dalla organizzazione internazionale World BEYOND War.

Italia e Israele hanno rapporti speciali di cooperazione militare e security, regolati da un protocollo d’intesa, secretato e rinnovato automaticamente, senza nemmeno le comunicazioni al Parlamento previste dalla Legge 185/90, di fatto aggirandola.

Israele è al centro del complesso militare-industriale mondiale ed eccelle tristemente anche nella produzione e distribuzione di sistemi d’arma, di controllo securitario e spionaggio, utilizzando la popolazione palestinese come cavie per affinare le proprie dotazioni di morte e riversarle poi nel mercato globale come “testate sul campo”. Proprio le armi israeliane sono infatti utilizzate in molti scenari di conflitto, per la guerra ai migranti e per la repressione interna.

Israele è una potenza nucleare - l'unica nell'area nord Africa e Asia occidentale – e detiene, secondo l'autorevole Istituto SIPRI, circa 200 testate nucleari, operative sia da sommergibili che da aerei, oltre che da terra.  Israele non ha mai ammesso di possedere questo temibile potenziale, e non ha sottoscritto il trattato di non-proliferazione nucleare: anche per questo, è una minaccia per l’area e per il mondo.

Il commercio di armi rafforza il regime israeliano di colonialismo di insediamento, di occupazione militare e di apartheid che opprime da decenni il popolo palestinese. La corsa alla partnership con Israele, funzionale all’accaparrarsi il primato di accesso a sempre più sofisticati sistemi d’arma e securitari, non fa altro che rafforzare la legittimità di Israele nel panorama mondiale e renderne sempre più indiscutibile l’impunità. Le continue collaborazioni che esistono tra complesso militare-industriale e le università ed accademie italiane sono diventati un tassello fondamentale in questo sistema sempre più militarizzato ed indirizzato alla guerra.

Importanti organizzazioni per i diritti umani internazionali e israeliane hanno documentato il crimine contro l’umanità di apartheid commesso da Israele, definito dallo Statuto di Roma della Corte penale internazionale del 1998, che prevede l’adozione di sanzioni da parte dalle organizzazioni sovranazionali e dai singoli Stati. La comunità internazionale è stata prontissima nell’adozione di sanzioni contro la Russia e altri paesi, mentre Israele continua a godere di una impunità intollerabile.

Stop ai commerci di morte, avviare negoziati per la pace!

Basta impunità per Israele. Embargo militare subito!

BDS Italia, febbraio 2023